“Il suo vero segreto è il ritorno al Vangelo”

Quando Papa Francesco in piazza San Pietro scende dalla jeep per abbracciare un disabile, “carne di Cristo”, questo gesto vale di più di un' enciclica sull’amore

Padre Bartolomeo, qual è secondo lei, la vera novità di Papa Francesco, in estrema sintesi?

Per dare una risposta dobbiamo attingere alla Evangelii Gaudium, che egli ha stesso ha indicato come suo programma pastorale. Anche se è piuttosto lunga, questa prima enciclica si fa leggere volentieri, perché Papa Bergoglio ha il pregio di scrivere come parla: chiaro, limpido.

Dunque?

Il suo invito principale è: “Torniamo al Vangelo!”. Che vuol dire alla purezza delle origini della Chiesa, degli apostoli. Stiamo vivendo una nuova primavera che il Concilio sì aveva avviato, ma che ora Papa Bergoglio sta facendo germogliare, dopo una certa crisi. La rotta indicata era giusta, c'era bisogno di un traghettatore.

Il Vaticano II aveva richiesto l'esigenza di una riforma della Chiesa, ma è mancato il coraggio di farla.  Ora, invece, riallacciandosi proprio al discorso di Giovanni XXIII di apertura del Concilio nel 1962, Francesco indica il ritorno al Vangelo anche per riformare la Chiesa. Non quindi un ritorno dottrinale, ma un recupero della vera testimonianza di vita cristiana.

In questo Francesco è francescano?

Mi vien sempre da sorridere a questa domanda, se è più francescano o gesuita… Direi che è evangelico. Anche Francesco d'Assisi diceva ai suoi di andare a testimoniare il Vangelo con la vita e, se necessario, con la parola. Noi invece, siamo abituati a fare il contrario…

La testimonianza è la lingua che tutti conoscono. Quando Papa Francesco in piazza San Pietro scende dalla jeep per abbracciare un disabile, “carne di Cristo”, questo gesto vale di più di un' enciclica sull’amore.

Ma quale Chiesa “sogna” allora Bergoglio?

Una Chiesa aperta con tutti, in dialogo con la cultura moderna, più amando e servendo che ragionando e discutendo. Una Chiesa in uscita, come usa dire. E' Gesù che vuole uscire e se teniamo chiuse le porte della chiesa…

In secondo luogo una Chiesa povera, con i poveri. Non è questa una tesi  marxista, ma profondamente evangelica. Se Dio voleva farci capire il suo amore gratuito non aveva altra scelta che i poveri. Per mostrare la gratuità dobbiamo scegliere la povertà. Perché sia manifesta a tutti la gratuità dell'amore.

Una Chiesa “ospedale da campo”…

Certo, samaritana, piegata a curare le piaghe fisiche ma anche morali. Cristo si è fatto uomo, per avere le mani con cui curare l'uomo.

Il rinnovamento conciliare – come ha indicato anche il card. Martini nei suoi ultimi interventi – aveva bisogno di un rilancio?

Eh sì, in questa luce possiamo riconoscere che non sarà facile cambiare mentalità, ma che Papa Bergoglio è un grande dono di Dio, che “non dimentica il suo popolo”.

Nel suo libro dal titolo “Gesù sorride” dedica un capitolo a “riscoprire la gioia della buona politica”. Che significa?

Prendo spunto da alcuni paragrafi molto interessanti dedicati da Bergoglio alla politica nella Evangelii Gaudium e finora poco considerati.

Quando la politica registra un venir meno degli ideali ispiratori nascono due malattie mortali: il populismo (“io me la intendo con la piazza, non mi interessano le mediazioni della democrazia rappresentativa”) e l’assenteismo, ovvero il disprezzo per la politica e per i partiti che sono invece necessari per creare partecipazione. Invece, tutti dobbiamo interessarci di politica, anche la casalinga perchè ci sono leggi che incidono anche sulla sua vita e il suo servizio.

Lei afferma che “forse senza saperlo Bergoglio ha reso attuali le intuizioni di quel genio della politica che fu don Sturzo”. Ad esempio?

Nella necessità di ridare un'anima etica alla politica, un fondamento etico. Poi l'importanza del dialogo, del rispetto verso le diversità: ciascuno è chiamato a fare spazio alle ragioni dell'altro. E' il concetto di laicità positiva che il Papa ribadisce. Poi il prevalere del bene comune sugli interessi personali, di partito o di gruppo. Infine, la verità della politica, ovvero la consonanza dei programmi con i veri problemi della gente.

In quale continuità sta Bergoglio rispetto a Carlo Maria Martini?

Quanto mi ha colpito in Martini, che ho conosciuto bene, è stata la sua libertà. Si è talmente nutrito di Parola di Dio, che ha cominciato a vedere la realtà con gli occhi di Dio, da uomo interiormente libero.

Quando parla di una donna con tre figli abbandonata dal marito che trova un uomo che le vuol bene e si prende cura dei figli e vorrebbe avere aiuto dall’Eucaristia, ma non può fare la comunione… si chiede: chi di noi è a posto per fare comunione?…

Vedo grande continuità tra Martini e Bergoglio ma questo avviene per tante persone sante che sono frutti dello Spirito. Penso a personaggi per cui ho testimoniato nell'iter per la beatificazione come Lazzati, Romero, mons. Bartoletti e Madre Speranza di Gesù…

Martini sarebbe contento del cammino sinodale intrapreso?

Penso proprio di sì, ne parlava già nel 1999 ed i temi affrontati ora erano anche fra le sue principali attenzioni.

Come vede il futuro del magistero di Francesco?

Ci riserverà ancora belle sorprese, ma non sarà un cammino facile. Ho scritto e ripeto che c'è un pericolo dietro questo plauso assordante e pressoché unanime al nuovo Papa: quello che rischia di trasformare la figura di Francesco in una star televisiva. Allora il suo messaggio viene banalizzato, ci si ferma a un livello superficiale. In questo senso mi fa pensare una rivista di Mondadori tutta dedicata a “Il mio Papa”. Non è la sua persona che conta – lo ripete spesso Bergoglio – il vero messaggio principale deve essere sempre il Vangelo. Il vero segreto della fecondità apostolica di Papa Francesco è la sua fede viva in Gesù di Nazareth, abbracciato e amato soprattutto con la vita, abbracciato con la sua carne che sono “i piccoli e i poveri”.

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