Tenno chiama Camerun

Un tempo realtà di emigrazione, oggi sanno alzare lo sguardo per guardare lontano…

E’ anche dal Trentino più minuto e periferico che giungono davvero belle storie di vicinanza e solidarietà con l’Africa. E’ capitato, quasi per caso, che un paio d’anni fa, due componenti del Comitato culturale “Cologna-Gavazzo-Foci” (tre piccole frazioni del Comune di Tenno, sul fianco montano a ridosso di Riva del Garda), partecipando a un corso sulla coltivazione degli ortaggi, conobbero Timothee Fankem, camerunense, laureato in biologia e scienze e tecnologie alimentari e controllore in agricoltura biologica. Da lì è nata, insieme alla curiosità di conoscere di più della terra africana, anche un’amicizia. E, insieme, anche la volontà di attivarsi e fare qualcosa per la terra natale di Timothee.

“La motivazione di fondo – osserva Virginio Benini che insieme a Lucia Tarolli è un po’ l’anima del gruppo – è quella di approfondire il senso del donare alle persone che hanno bisogno, cercando di dare un po’ di dignità alla loro vita, alla loro famiglia e soprattutto intervenire per far sì che rimangano a vivere dove sono nate, nel loro ambiente d’origine e dove sono vissuti i loro padri”.

Il pensiero, inevitabilmente, corre alle persone e alle famiglie di Cologna, Gavazzo, Foci, Volta di No’, Tegiole e Piazze – piccole frazioni del comune di Tenno – che alla fine dell’Ottocento e fino alla metà del Novecento sono andate migranti in America del Nord o in Sudamerica. “Quanta nostalgia avevano nel cuore! – sbotta Virginio – Quanta ansia portavano con sé con il pensiero fisso di ritornare nei propri luoghi di origine!”.

Un gruppo di persone che cercano di ampliare gli orizzonti, guardare lontano e quando raggiungono un traguardo sono contenti e orgogliosi di quello che hanno fatto. Così è il Gruppo culturale e ricreativo gardesano che mette in calendario lungo l’arco dell’anno varie iniziative per valorizzare il territorio e i suoi prodotti – ultima in ordine di tempo, la cena solidale di fine novembre -, ma non dimentica quello che hanno chiamato il “Progetto Camerun”. Una sorta di partenariato con una cooperativa locale di contadini, la Gicdynamique, con il preciso scopo di ridurre la mortalità infantile dovuta alla malnutrizione e aiutare così i contadini – soprattutto la parte femminile, ci tengono a ribadire e a precisarlo – per migliorare le loro condizioni di vita. Il progetto prevede il completamento di un magazzino di stoccaggio dei prodotti agricoli dei contadini e la realizzazione di un laboratorio di produzione di olii vegetali nella provincia camerunense di Mungo.

La produzione locale si concentra sui semi di soia, le arachidi, il mais, il miglio e il sorgo e si rivela indispensabile un laboratorio per la trasformazione dei prodotti in oli vegetali per le esigenze del posto. Le eccedenze verranno messe sul mercato e gli utili conseguiti utilizzati per piccoli investimenti nelle strutture stesse. E’ così – ci dice Virginio – che si creano le condizioni dell’autosviluppo!

Nelle intenzioni prossime della cooperativa camerunense c’è anche la dotazione di una piccola linea di produzione di “baby foods”, con l’utilizzazione come materia prima di prodotti locali come sfarinati di mais, di manioca, di pasta di arachidi e soia. Invece per il gruppo della bassa gardesana c’è la promessa di mantenere un progetto anche in Ecuador, in una missione, e in Romania per delle ragazze madri. Un bel modo per allargare sempre di più gli orizzonti e saper guardare sempre un po’ più lontano. Ne beneficiano anche il cuore e l’umore; si capisce – ci dicono – cosa vuol dire la gioia vera, condividere.

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