Ingegneri in carrozzina sperimentano le barriere architettoniche a Trento e propongono soluzioni concrete
Per progettare bene qualsiasi cosa, da un appartamento, a una strada, a un'intera città bisogna capire le esigenze degli utenti, cercando di vivere in prima persona le loro eventuali difficoltà per trovare le migliori soluzioni progettuali. Era questo lo scopo di “Trento in carrozza”, un percorso di un chilometro in carrozzina, partito e tornato alla Sala Grande della Fondazione Kessler, snodatosi per le vie del centro cittadino e proposto ad architetti, ingegneri, esperti del sociale e politici, compresi il presidente della Provincia Ugo Rossi e quello dell'Ordine degli Ingegneri Antonio Armani. “Trento in carrozza” era il cuore di “Una Residenza per tutti. Giovani e Professionisti all’opera… progettare inclusivo”, il convegno promosso, il 14 novembre e l'11 dicembre, dal Tavolo d'ambito dei giovani professionisti della Provincia Autonoma di Trento (Gipro) con l'Ordine degli Ingegneri, la Fondazione Luigi Negrelli e il Servizio provinciale di Politiche Giovanili, con la collaborazione di Cooperativa Handicrea e di Roulotte – Spazio che si muove, un gruppo di giovani progettisti che portano avanti il tema dell'accessibilità.
Nel percorso i partecipanti constatavano sulla propria pelle le difficoltà quotidiane incontrabili davanti a un marciapiede troppo pendente, a un bancomat troppo alto, a una pavimentazione sconnessa, sperimentando anche il senso di soffocamento che si può provare muovendosi sulla carrozzina in mezzo alla folla. Dopo aver constatato alcune esigenze i professionisti, divisi in gruppi di lavoro, hanno prospettato soluzioni, alcune anche facili da realizzare, come ad esempio i marciapiedi a livello strada o i bancomat azionabili tramite un’applicazione sullo smartphone. I risultati dei singoli gruppi sono stati discussi in una ricca tavola rotonda, moderata dal direttore del quotidiano Trentino Alberto Faustini. È emerso come, oltre alle soluzioni tecniche, si imponga un cambiamento culturale che insegni fin dalla scuola a progettare senza barriere per tutti. Perché una pavimentazione liscia o una porta scorrevole rendono le città più vivibili, per chi è in carrozzina ma anche per gli anziani o le mamme con il passeggino, evitando poi situazioni spiacevoli quali le entrate separate o i “percorsi alternativi”. Ma se progettare sbarrierato sulle nuove opere è abbastanza facile, più complesso resta adattare l'esistente: l'Italia è disseminata di centri storici ad alto valore artistico e, togliendo gli ostacoli, bisogna rispettarne le architetture.
Tra gli interventi è spiccato quello di Mauro Tommasini, coordinatore della Cooperativa la Rete che ha raccontato con soddisfazione la storia di Prove di Volo, un appartamento voluto proprio dalle famiglie della cooperativa perché i loro figli “diversabili” sperimentassero in brevi soggiorni la vita autonoma fuori casa, aiutati da volontari ed educatori. Flaviano Zandonai, sociologo Euricse, ha riflettuto invece sull'uso innovativo che cooperative e associazioni possono fare degli edifici abbandonati. Un bell'inizio per Trento, inserita dal prestigioso Institute of Electrical and Electronics Engineers (Ieee) nelle dieci città più “intelligenti” del Pianeta.
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