Gruppi cooperativi per le trattative sul clima

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“Se chiedi a un pesce di volare, sarai frustrato per il risultato, perché lui non ne sarà in grado. Allo stesso modo, se ci aspettiamo che le trattative della UNFCCC (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici) corrispondono alle nostre aspettative ed alle nostre ambizioni, ci frustreremo, in quanto esse sono parte di un processo lento e con poche ambizioni, perché questa è la loro struttura.” Con queste parole, il dottor Hermann Ott ha sottolineato l’importanza di creare gruppi di paesi per lavorare sulle questioni climatiche.Al fine di promuovere alleanze di cooperazione tra i paesi e le organizzazioni, le istituzioni Germanwatch, Fondazione Friedrich Ebert e Wuppurtal Institute hanno organizzato un side event per presentare e rafforzare l’idea di un “club” di Paesi in parallelo al processo delle Nazioni Unite, con il fine di realizzare un’azione di trasformazione nel settore del cambiamento climatico.L’idea era quella di sfidare la teoria secondo la quale la cooperazione è difficile perché le persone sono individualiste. Infatti, le ricerche mostrano che, attraverso meccanismi di cooperazione basati sulla fiducia, la comunicazione, la reputazione, l’identificazione comune, l’equità e la reciprocità, si possono stabilire rapporti efficaci di collaborazione.Queste alleanze non devono sostituire l’UNFCCC, ma rafforzare ed accelerare il processo. I club sono basate su gruppi di paesi e istituzioni che vogliono intraprendere azioni più efficaci, immediate e ambiziose in materia di cambiamento climatico, in cui tutti possono partecipare senza necessariamente offrire le stesse risorse.Questa esigenza nasce delle difficoltà strutturali, come la decisione per consenso e non a maggioranza, che permette ad alcuni paesi di evitare azioni efficaci. Inoltre, nemmeno i contributi volontari hanno raggiunto gli obiettivi, come il Green Climate Fund, al quale paesi come l’Australia hanno dichiarato di non dare alcuna contribuzione. Tutto questo riflette un processo lento e poco ambizioso che si traduce in accordi deboli e nell’insoddisfazione della società civile.In questa prospettiva, i club vengono a colmare questa lacuna, offrendo opportunità ai Paesi e alle istituzioni di agire in modo ambizioso su temi dove hanno già la disponibilità e la possibilità di agire, senza l’obbligo di attendere il processo burocratico della UNFCCC.Daniele SaviettoLuiza Winckler
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