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Ieri si è conclusa la prima settimana delle trattative della COP 20 a Lima e il bilancio non è positivo: i negoziatori dei paesi non hanno ancora trovato punti di convergenza su diverse questioni che riguardano le trattative sui cambiamenti climatici, e antepongono ancora le priorità nazionali alla necessità di trovare un accordo veramente globale. Una canzone che sta avendo molto successo alla COP 20 dice che i capi di Stato e gli altri negoziatori sono come uomini di carta, interessati solo al potere e al denaro, senza alcun rispetto per la natura. Qui a Lima ci rendiamo conto che, purtroppo, ci sono diversi uomini di carta. Durante le trattative di sabato mattina, i membri della plenaria della Piattaforma di Durban (che definirà i fondamenti del nuovo accordo che sarà firmato il prossimo anno a Parigi) sono venuti a conoscenza di un nuovo tifone, Hagutip, che ha colpito le Filippine e ha lasciato molti senzatetto sulla costa orientale. Sembra che il peggio debba ancora venire, perché secondo le previsioni, l’attuale tifone sarà peggiore di quello che ha devastato il paese lo scorso anno. La notizia sembra non aver avuto effetti sui negoziatori dell’Arabia Saudita che, pochi minuti dopo, durante le trattative, hanno chiesto di stralciare dal testo base qualsiasi menzione sulla necessità di contenere l’aumento della temperatura entro la fine del secolo tra gli 1,5° C e i 2° C, lasciando un testo vago e senza alcun impegno concreto per le nazioni. Anche l’Australia, durante la settimana, ha dato il suo contributo ad ostacolare le trattative, dichiarando che non offrirà alcun incentivo finanziario per il Green Climate Fund (Fondo Verde del Clima), che ha lo scopo di raccogliere fondi per finanziare progetti di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico. L’andamento della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e le sue infinite discussioni su particolari spesso per nulla costruttivi non sono compatibili con la necessità urgente di adottare le decisioni concrete che sono necessarie. Nel secondo giorno della Piattaforma di Durban, i rappresentanti dei paesi hanno impiegato tutto il pomeriggio a discutere se il testo dovesse essere rivisto paragrafo per paragrafo o riga per riga! Risultati concreti, niente! Per non dire che non diamo nessuna buona notizia: Panama ha donato un milione di dollari al Fondo Verde, dando uno schiaffo morale a tutti i paesi sviluppati o in via di sviluppo come il Brasile, la Cina e l’India, che non hanno contribuito. L’atteggiamento ha già avuto un effetto, e la Norvegia, il giorno dopo, ha raddoppiato il suo contributo, raggiungendo in totale 230 milioni di dollari. Ma purtroppo ciò che è stato discusso nelle COP del passato, e la velocità con cui è in discussione la COP corrente, non portano gli effetti necessari per combattere il cambiamento climatico. Noi che siamo qui a Lima ci chiediamo: quanti tifoni e altre gravi catastrofi saranno necessarie agli uomini di carta per fare qualcosa di veramente concreto?
Marcelo de Medeiros
ONG Engajamundo
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