Come possono i governi locali contribuire all’azione per un’inversione di marcia del cambiamento climatico? Di questo si è parlato ieri, lunedì 8 dicembre, al municipio della città di Lima durante l’incontro “Local Government Climate Roadmap – Lima Dialogues”. E il luogo non è stato scelto a caso, ma riflette proprio il livello governativo che si vuole coinvolgere, ovvero le città e le regioni del mondo. Favorendo il dialogo e la costruzione di una rete tra le città, si può arrivare a promuovere un coordinamento delle azioni così come un flusso di scambio fra le esperienze di maggior successo. “Il locale diventa laboratorio per promuovere una discussione più intensa e dimostrare ai governi nazionali che azioni tempestive sono possibili da intraprendere”, afferma Gustavo Petro, sindaco della città di Bogotà, Colombia. Quello che si vuole ottenere attraverso la pressione sui governi è un maggior flusso di finanziamenti al Green Climate Fund dedicato ai governi locali e sub-nazionali, per lasciare loro più spazio di manovra affinché inseriscano nelle loro agende politiche una maggiore attenzione alle questioni ambientali.Dunque i governi locali e sub-nazionali rivestono un doppio ruolo strategico: di azione e di pressione. Da una parte questi sono il laboratorio creativo di politiche ambientali e sociali partecipate per affrontare la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, in quanto a questo livello il luogo della legislazione, della pianificazione e dell’implementazione coincidono. Dall’altra parte, attraverso la creazione di una rete, questi sono responsabili di rafforzare la propria voce per avanzare delle richieste dirette ai governi nazionali durante queste e le prossime negoziazioni sul clima. Promotore di questa rete è ICLEI, l’organizzazione dei governi locali per la sostenibilità. Proprio in riferimento all’accordo di Parigi nel 2015, il presidente di ICLEI David Cadman afferma che “le città, come i governi nazionali, non si dovranno accontentare di attuarlo solo nel 2020, bensì da subito si dovranno porre come veicoli di cambiamento. Più si attende e più diventerà difficile l’attuazione degli obblighi, perché a ostacolo di queste buone intenzioni si pone il cambio di amministrazione che avverrà per molte delle città coinvolte fra il 2015 e il 2020”. Infatti l’inevitabile divergenza di punto di vista fra coloro che prendono le decisioni e coloro che poi si trovano a doverle attuare avrà come conseguenza il rallentamento del processo di implementazione degli obblighi intrapresi. A livello contenutistico, le proposte che si vogliono includere nell’accordo post-Kyoto sono la richiesta di stabilire meccanismi finanziari attraverso il Fondo Verde per il Clima e un quadro regolamentativo per i livelli locali e sub-nazionali di governo.A questo proposito ieri è stato lanciato un nuovo standard per le città per misurare e riportare le loro emissioni di gas effetto serra, ovvero il Protocollo Globale per il calcolo delle emissioni di gas effetto serra a scala locale (GPC). Lo standard è stato sviluppato dal World Resources Institute, in collaborazione con C40 Cities Climate Leadership Group e ICLEI e utilizza un quadro robusto e chiaro per stabilire un metodo chiaro di contabilizzazione delle emissioni. Il dottor Andrew Steer del WRI riporta che “fino ad oggi non è esistito un modo consistente per misurare le emissioni a livello locale. Da ora tutto cambia. Ora abbiamo uno standard condiviso a livello internazionale che aiuta a comunicare le strategie possibili per ridurre le emissioni e creare città piu vivibili.”Questi step sono fondamentali per definire più chiaramente il ruolo e la capacità d’azione delle città e governi sub-nazionali, che potranno dunque passare a fissare obiettivi tangibili per quanto riguarda adattamento e mitigazione al cambiamento climatico.È inoltre importante tenere in mente che “per affrontare le questioni calde del cambiamento climatico la competizione fra le città non porterebbe a nulla di buono, bensì la chiave sta nella cooperazione”, afferma Roman Dantec, senatore francese e negoziatore molto attivo a livello internazionale per il rafforzamento del livello locale, presente anche lui al tavolo di apertura del meeting odierno.Ma come si può rafforzare questa cooperazione e renderla un vero canale di collaborazione?A livello europeo molte iniziative sono state intraprese. Fra queste il Patto dei Sindaci, attivato già nel 2008, uno strumento volontario secondo cui vengono fissati obiettivi di efficienza energetica comuni fra le città e cittadine che lo sottoscrivono. “L’UE si aspetta che le azioni intraprese dalle città siano costo efficienti e il più vicino possibile ai bisogni della popolazione che le abita.”, afferma Annabelle Jaeger, speaker dell’UE. Il patto dei sindaci potrebbe essere uno strumento efficace, se ben compreso dalle città che lo sottoscrivono, in quanto prevede un processo che sia il più possibile partecipativo per la gestione efficiente e sostenibile delle risorse energetiche.Per quanto riguarda invece l’America Latina e i Caraibi i segretari dell’ambiente di Argentina, Colombia e Messico hanno avuto lo spazio durante il tavolo pomeridiano per condividere con il pubblico i progetti realizzati nelle rispettive città. Gran parte dello sforzo è stato messo nella realizzazione di una mobilità sostenibile, al fine di ridurre le emissioni di questo settore che allo stato attuale influenza molto livello di inquinamento urbano. “A Buenos Aires, negli ultimi 3-4 anni sono stati costruiti 133 chilometri di piste ciclabili e 38 chilometri di corsie preferenziali per gli autobus” esordisce Cali Villa Longa, capo del gabinetto dell’ambiente di Buenos Aires, in Argentina. Stando a quanto sottolinea Carolina Zambramo, rappresentante di Avida Fundation, ciò che differenzia il compatto America Latina e i Caraibi dalle altre zone del mondo è collegato alla grande inequalità e all’elevato tasso di urbanizzazione che caratterizza le prime. “Attualmente l’80% delle persone che vivono nei paesi meno sviluppati risiedono in zone urbanizzate e 9 persone su 10 lo farà entro il 2050”. Queste differenze nelle sfide che si pongono davanti alle città in questa regione vengono riflesse nelle soluzioni da attuare. Il punto importante sta nell’avere una solida rete di città che collaborino agli stessi obiettivi di ridurre le conseguenze del cambiamento climatico per la popolazione che vi abita.Nonostante durante il corso della giornata i tavoli di discussione abbiano fatto emergere la consistenza del contributo di città e regioni alla lotta al cambiamento climatico, è necessario quantificare il finanziamento richiesto ai governi nazionali per rendere implementabili i futuri progetti. Ciò è utile per formulare una richiesta precisa e dunque più credibile. Inoltre il processo partecipato che viene spesso menzionato quando si parla di pianificazione territoriale dev’essere reso veramente inclusivo. I giovani che vengono coinvolti devono essere messi nella condizione di poter partecipare effettivamente e attivamente alla discussione. A questo proposito le proposte che i governi locali potrebbero avanzare alle negoziazioni dell’accordo sul clima dovrebbero estendersi all’articolo 6 della piattaforma di Doha, che parla di educazione, comunicazione e processi partecipati.Cristina Dalla TorreLuciano Frontelle
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