Le piccole isole si aggiudicano un altro “Ray of the Day”
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Non uno, ma ben 3 i premi assegnati oggi durante il “Fossil of the Day “. L’ultimo appuntamento della settimana targato CAN (Climate Action Network-International) si chiude con il botto. Nella giornata dedicata all’Industria ed il business (BINGO – Business and Industry NGOs), una menzione speciale è andata alla Shell per l’attività di lobbying sulla tecnologia Carbon Capture and Storage (CCS) portata avanti durante la prima settimana di negoziati. La CCS permetterebbe infatti alle industrie petrolifere di continuare con l’estrazione e la combustione indiscriminata di risorse fossili. Alla presunta capacità salvifica della CCS è stata anche dedicata una versione riadattata della sigla dell’evento e un nuovo premio, coperto però da un panno nero. Essendo tutta da valutare l’effettiva applicabilità della CCS, anche il premio assegnatole è rimasto inaccessibile allo sguardo del pubblico.Il tradizionale “Fossil of the Day” è invece andato (nuovamente) all’Australia. Il ministro degli Affari Esteri Julie Bishop ha infatti annunciato che il suo paese non contribuirà al Green Climate Fund e destinerà invece parte dei propri fondi per la cooperazione al sostegno di politiche di adattamento nelle piccole isole del Pacifico. Peccato però che i fondi destinati alla cooperazione saranno tagliati di 7.6 miliardi di dollari nel prossimo quinquennio.In questo scenario demotivante, un appiglio alla speranza è stato invece portato dalle Isole Marshall. Vincitrici del “Ray of the Day” (Raggio del Giorno), le Marshall hanno proposto la definizione di un periodo di 5 anni per gli impegni in mitigazione che risulteranno dall’Accordo di Parigi 2015. Questo arco temporale relativamente breve dovrebbe essere in grado di porre sul tavolo obiettivi più ambiziosi, incentivare all’azione e mantenere il passo con i risultati scientifici più recenti. La speranza è che la proposta venga adottata ed inglobata tra i risultati di questa COP 20.Elisa Calliari
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