Entrando nella grande sala delle negoziazioni si ha davvero l’idea di entrare in un luogo dove probabilmente verranno prese alcune delle decisioni determinanti per il futuro del pianeta. Un’enorme tavola rotonda con un microfono ad ogni posto e dei grandi maxi schermi posizionati intorno e al centro della stanza. È scuro e inizialmente riesco a vedere a malapena il volto di chi mi sta di fronte. Poi ad un tratto si accendono le luci, sento qualcuno parlare al microfono, mi volto e incontro lo sguardo di Christiana Figueres, segretaria esecutiva della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). “Non mi piace questa stanza e questa disposizione, è troppo grande e siamo tutti troppo lontani. Se ci sedessimo tutti nel centro sarebbe sicuramente meglio, riusciremmo a vederci e a parlare in modo migliore”.Così inizia l’incontro tra i giovani delegati di svariati paesi del mondo e la segretaria dell’UNFCCC. La Figueres apre il dibattito chiedendoci se nei precedenti meeting in cui siamo stati coinvolti, sono stati toccati i temi da noi proposti e se secondo noi c’è ancora qualcosa di cui si dovrebbe discutere. L’emozione di incontrare un autorità come la Figueres è senza dubbio molta, ma nell’aria aleggia un sentimento di insoddisfazione. Molte sono le richieste che vengono ribadite: dalla sanità, allo spazio per le popolazioni indigene, al permettere ai giovani di avere effettivamente più partecipazione. Insomma, non si può dire che la soddisfazione sia il sentimento prevalente in questo incontro. La Figueres appunta con cura tutte le domande. Nel frattempo arriva anche il ministro dell’Ambiente peruviano, Manuel Pulgar Vidal, che prende posto accanto a lei. Finite le domande la Figueres inizia a rispondere, toccando la maggior parte dei punti da noi proposti, ma dimenticandosi in realtà una delle questioni fondamentali: i diritti degli indigeni. Altro fatto che non è decisamente andato giù ai rappresentanti dei movimenti e organizzazioni giovanili è che la segretaria sapesse a malapena dell’esistenza di una dichiarazione dei giovani e non sapesse minimamente dove trovarla.L’incontro finisce con tre proposte della diplomatica costaricana: come prima cosa ci viene suggerito di sfruttare di più le possibilità che noi giovani abbiamo per comunicare con i nostri governi. Di sfruttare ogni canale possibile e di far arrivare a loro direttamente le nostre proposte senza necessariamente aspettare l’appoggio di un’organizzazione sovranazionale.Come seconda cosa la Figueres propone una maggior cooperazione tra Conferenza Internazionale dei Giovani (COY) e COP20. “Perché noi della COP20 non abbiamo la vostra dichiarazione?”, si chiede.Infine ci sprona all’uso dei social media, concludendo con un “non pensate che la partecipazione esista solo nel momento in cui è una partecipazione fisica”…. Doveva veramente dircelo lei?Milena Rettondini
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