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Inondazioni, frane, alluvioni e deforestazione nelle aree amazzoniche ed andine mettono a rischio tradizioni ancestrali e pratiche di tradizione millenaria: dalla coltivazione della terra alla medicina tradizionale e alla scomparsa di molte specie animali e vegetali, la devastazione del territorio e l’aumento delle temperature stanno avendo un impatto tale sulle popolazioni indigene da costringerle a migrare e a curarsi con farmaci occidentali.
Nei mesi che precedono la COP20, 60 giovani provenienti da queste comunità si sono riuniti nella Red de Organizaciones de Jovenes Indigenas del Peru, per confrontare le proprie necessità e identificare i bisogni comuni in modo da presentarsi uniti di fronte ai delegati della COP20 di quest’anno e chiedere di inserire tra le priorità dell’agenda dell’UNFCCC anche la tutela delle minoranze indigene.
Pacha Mama (la “Madre Terra”) è una sola, le esigenze sono diverse. I giovani Ashanti – ashantiperu.org – ne sono coscienti, e per questo motivo promuovono presso le loro comunità l’implementazione di buone pratiche agricole, la preservazione di quelle tradizionali, l’aumento dell’uso dei prodotti organici, la promozione della biodiversità biologica e culturale, un adeguato sistema di riciclaggio dei rifiuti solidi.
“Ma è molto difficile cambiare la mentalità” dice Angie, la Direttrice dell’Organizzazione e della Comunicazione della Rete peruviana dei Giovani Afrodiscendenti “perchè tra la nostra gente non c’è coscienza della relazione tra cambiamento climatico e tempo atmosferico. Per questo è essenziale secondo noi agire anche a livello istituzionale: abbiamo chiesto ai Comuni, ai governi regionali e al Ministero per l’Ambiente di supportare la nostra battaglia: vogliamo dare visibilità alle nostre richieste, vogliamo che venga inserito all’interno della Dichiarazione Finale della COP20 un articolo in tutela delle minoranze. Per questo motivo abbiamo creato una nostra Dichiarazione Ufficiale che stiamo sottoponendo all’attenzione dei focal points nazionali affinchè venga discussa durante le negoziazioni”.
In questo documento si richiede che le condizioni di benessere, ricchezza culturale ed ambientale nelle quali hanno vissuto finora siano discusse e trasmesse ai differenti livelli politici in un’ottica di sviluppo sostenibile, il riconoscimento dell’autonomia territoriale e la libera determinazione dei popoli indigeni e afrodiscendenti e l’implementazione di un processo partecipativo ma di rivalsa delle autonomie locali. I ragazzi, in poche parole, utilizzano le nuove tecnologie per conservare la tradizione. Il loro slogan è “No al cambio climatico, si al cambio sistemico”: speriamo che raggiungano il loro obiettivo.
Serena Boccardo
Milena Rettondini
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