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La convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC) entra in vigore nel 1994 con l’obbiettivo di ridurre le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera. La Conferenza delle Parti (COP) è stata designata come l’organo fondamentale della Convenzione. I 195 paesi che hanno deciso di aderirvi si incontrano una volta all’anno, per due settimane, per esaminare l’applicazione della Convenzione e sviluppare il processo di negoziazione tra le Parti con l’obbiettivo di arrivare a nuovi accordi. Nella COP17 i governi istituiscono la Durban Platform for Enhanced Action (ADP). I negoziati all’interno della Durban Platform termineranno nel 2015 alla COP21 di Parigi, durante la quale tutte le Parti dovranno ratificare la prossima fase di un accordo climatico a livello globale (dopo il trattato di Kyoto). La COP20 di Lima diventa dunque di importanza decisiva per preparare questa prossima fase perché servirà a definire i parametri dell’accordo globale del 2015. Durante i 12 giorni della COP di Lima si dovrà riuscire a prendere importanti decisioni sulla forma, la composizione e l’ambizione dell’accordo future.
Si parte sempre con i buoni propositi
Oggi il gigantesco ingranaggio dell’ONU ha ricominciato a muoversi, spinto anche da alcune buone notizie: – in prima istanza le ultime dichiarazioni di USA e Cina lasciano ben sperare e infondono un input positivo alle negoziazioni. Infatti al termine del vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation), il presidente americano Barack Obama ha annunciato a sorpresa un accordo con il presidente cinese Xi Jinping, secondo cui i due paesi ridurranno le proprie emissioni di CO2 di circa un terzo nei prossimi due decenni. La presidenza peruviana della COP ha dimostrato un sostanziale impegno nel voler guidare le negoziazioni nella giusta direzione. L’intenzione di arrivare ad un documento ambizioso è stata ribadita dal primo ministro dell’ambiente Manuel Pulgar Vidal durante l’assemblea plenaria di inaugurazione della COP: “The world needs to see that we have the capacity and the will to prepare a binding, equitable, durable and balanced agreement in 2015, firmly framed in the Convention and its principles”.
Un forte impulso per una maggiore e più rapida azione in ambito climatico è stato dato anche dal recente V rapporto scientifico dell’Intergovernmental Panel on climate Change (IPCC), documento che offre un’istantanea delle conoscenze tecniche in materia di cambiamenti climatici, oltre a promuovere una particolare posizione o linea guida da parte della maggioranza della comunità scientifica. Tutto ciò costituisce una buona base di partenza i cui sviluppi si decideranno nei prossimi giorni. Le scelte prese a Lima segneranno il cammino verso Parigi su cui ancora si proietta la lunga ombra del fallimento della COP15 di Copenhagen.
Cambiamo il Sistema, non il clima
Questo cammino non può e non deve prescindere dalla società civile, con le sue complesse e molteplici posizioni e istanze. La ricchezza e la diversità delle posizioni messe in gioco può infondere all’interno delle negoziazioni impulso vitale e creativo, facendosi portavoce di tutte le realtà più marginali o vulnerabili: giovani, popoli indigeni, donne…La società civile ha dunque un ruolo cruciale e deve saper farsi carico delle proprie responsabilità con azioni all’interno ed all’esterno della conferenza ufficiale. Un momento di fondamentale importanza è stato il 22 settembre, quando più di 400.000 persone si sono riversate per le strade di New York nella piu’ grande marcia per l’ambiente della storia. Per le strade si è alzato il grido: “What do we want? Justice! When do we want it? Now!”. Altro importante momento sarà la “Cumbre de los Pueblo”, uno spazio di dialogo e azione aperto, democratico e orizzontale che dall’8 all’11 dicembre vedrà insieme associazioni, ONG, movimenti e popolazioni da ogni parte del mondo per condividere esperienze, problemi e speranze, per creare un’agenda comune, poter fare pressione e riuscire ad incidere sulle negoziazioni ufficiali.
Daniele Saguto
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