La Cooperativa, unico servizio pubblico di questo “piccolo villaggio di montagna”, soddisfò un po’ tutti i bisogni, del resto assai parchi, della gente, salvo il caso sporadico di tre o quattro nuclei familiari che si rifornirono in valle. Divenne un polo di riferimento per affrontare momenti di difficoltà e di bisogno attraverso la solidarietà e il mutuo soccorso. Ma l’approvvigionamento delle merci fu sempre problematico almeno sino al 1948 quando ebbe inizio la costruzione della strada di collegamento tra Ranzo e Lon, otto chilometri a valle. Prima, le merci prelevate dal Sait o da altri grossisti, vennero trasportate a dorso di mulo o con l’ausilio di slittoni lungo l’erta mulattiera che si inerpica da Castel Toblino. Così la descrisse il poeta Joseph Viktor: “Un’antica strada romana si arrampica tra le pietre e i macigni sparsi fino allo squallido e desolato villaggio di Laranzo (Ranzo) i cui i tetti di paglia fumante e i campi costellati di pietre cancellano dalla mente qualsiasi idea che laggiù nella valle cominci l’Italia”.
I prodotti più richiesti dai soci, desumibili dalle annotazioni del libro mobilio, furono olio, grappa, vino, caffè, ricotta, lana, tabacco, sale e farina. Poco richiesto il pane; lo si somministrava di consuetudine agli ammalati. La Cooperativa rimase anche luogo di aggregazione. E pensare che l’orario giornaliero avrebbe dovuto coprire un arco di sette ore, ma le serrande rimasero alzate sovente dall’alba a sera inoltrata, in stato di necessità. Quanto volle instillare don Lorenzo Guetti con la pratica di uno degli insegnamenti fondamentali del cattolicesimo: la cooperazione, intesa come l’aiuto vicendevole fra persone che lottano contro le difficoltà di sopravvivenza. Ed è ciò che accade oggigiorno, all’interno di contesti di vita più agevoli, grazie a negozi di vicinato della cooperazione di consumo trentina. Se una delle maggiori critiche che le si rivolge può essere la scarsa competitività dei prezzi al dettaglio rispetto a quelli praticati dalla grande distribuzione organizzata, la presidente Rigotti ricorda: “Non operiamo esclusivamente secondo logiche di profitto economico, i nostri soci sono il valore aggiunto”. L’interesse dei singoli soci (quest’anno 183 per Ranzo) alla base della cooperazione, in quanto se il negozio esiste è grazie a loro: ieri, oggi e domani, a salvaguardia di un patrimonio della comunità intera. Lo aveva ribadito Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina: “Qui si punta allo spirito di servizio, alla funzione sociale rivolta alle persone maggiormente bisognose”.
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