E’ ora di smetterla con gli attacchi gratuiti alle comunità di accoglienza dei minorenni, adombrando chissà quali inconfessabili interessi si celino dietro tale attività. “Quella tra il diritto del bambino a vivere nella propria famiglia e il suo diritto a essere protetto nelle situazioni di maltrattamento o di abuso è una falsa contrapposizione”, osserva Gianni Fulvi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza. Ai microfoni di radio Trentino inBlu illustra il perché del manifesto “#5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti” e invita a firmare l’appello delle comunità, per contrastare anche la continua riduzione delle risorse a sostegno delle famiglie e prevenire così le situazioni di rischio.
Fulvi, perché la vostra campagna di informazione?
“L’iniziativa nasce dagli attacchi che negli ultimi anni ci sono stati nei confronti del mondo delle comunità di accoglienza per minori. Attacchi scomposti, che accusavano le comunità, in un circuito perverso insieme ai servizi sociali, ai giudici onorari, ai tribunali dei minorenni di voler fare affari su queste situazioni”.
Fa notizia il fatto morboso, ha denunciato anche il Garante nazionale per l'infanzia.
“Noi non riusciamo a raccontare le buone prassi, le cose positive che ci sono”.
Cosa chiedete?
“Un'attenzione più scientifica dei media sul nostro lavoro. Altrimenti non si fa un buon servizio ai più piccoli”.
Qualche mea culpa?
“Dobbiamo far conoscere meglio come e con quali strumenti lavoriamo. E quali risultati otteniamo”.
La vostra controinformazione dice che l'Italia è tra i paesi in Europa che meno ricorre all'allontanamento dalla famiglia.
“Questo dato dovrebbe preoccuparci. Possibile che la Francia, con solo 5 milioni di abitanti più dell'Italia, accolga minori fuori delle famiglie 6 volte di più (133 mila contro i 29 mila dell'Italia)?”.
Alle istituzioni cosa chiedete?
“Maggior controllo da parte dei servizi territoriali e delle procure minorili”.
Finché ci saranno. Una proposta di legge punta ad abolire i tribunali per i minorenni.
“E’ una proposta scellerata quella di inserirli in sezioni specializzate nei tribunali ordinari. Potrà forse funzionare nelle grandi città… Noi appoggiamo l’associazione dei magistrati minorili che chiede di aggiungere ai tribunali per i minorenni tutte le competenze riguardanti la famiglia”.
E quanto alle risorse?
“Occorre garantire realmente tutti i sostegni alla famiglia d’origine perché possa essere aiutata a crescere bene i propri figli”.
Significa fare politiche per l’infanzia e per la famiglia.
“Il detto dice: quando la nave affonda, i primi da mettere in salvo sono i bambini e le donne. Non è quello che sta avvenendo in Italia”.
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