“L'impatto delle piste è significativamente negativo sulle specie animali degli habitat che vengono rimossi o alterati dal tracciato”. Ad affermarlo è Antonio Rolando del Dipartimento di Scienze della vita dell'Università di Torino.
Nell'area alpina le piste hanno uno sviluppo lineare di migliaia di chilometri: 2 mila in Svizzera, 6 mila in Austria, 5 mila in Italia. Tre le fasce altitudinali interessate: montana, sub-alpina e alpina, ognuna con le sue specie e le sue peculiarità. D'estate, ha spiegato Rolando citando diversi studi sull'argomento, quello ai margini delle piste forestali resta un ambiente inospitale per gli uccelli (effetto margine negativo) che evitano anche le zone limitrofe alle piste d'alta quota per la scarsa disponibilità di cibo. Per i piccoli mammiferi, inoltre le piste forestali rappresentano delle barriere ecologiche: prive di riparo, vengono attraversate solo in rarissimi casi, esponendo però l'animale alla predazione.
Per altre specie, invece, le piste forestali ben inerbite rappresentano un nuovo habitat: è il caso di ragni e farfalle. Queste ultime, in tarda estate, vi trovano fiori in abbondanza preferendole ai pascoli, dove però, a un numero inferiore di esemplari, si contrappone una maggiore diversità di specie.
Ma come si può limitare l'impatto sulla fauna? “Le piste devono essere costruite le piste in maniera più ecologica, con metodi rispettosi della vegetazione e del suolo sottostante”, ha spiegato Rolando. “Se si costruisce un tracciato asportando la vegetazione e la cotica erbosa esistenti, il terreno rimescolato e compattato diventa una nuova entità che non può funzionare più a pieno. Tant'è che spesso, in quota, le piste non sono inerbite”, ha puntualizzato ancora Rolando che ricorda però come la pressione antropica si vada diversificando. “Pensiamo allo sci d'erba: se le piste da sci hanno la possibilità di riprendersi solo in estate, noi ci facciamo passare di nuovo gli sciatori?”.
Ma anche le pratiche invernali disturbano la fauna esistente. “Se è vero che nella stagione fredda gli animali attivi sono meno”, ha concluso Antonio Rolando, “gli studi dimostrano che nei comprensori sciistici dove si pratica il fuori pista, pur con qualche eccezione i tetraoninidi alpini come ad esempio gallo forcello e pernice bianca, sono destinati a scomparire”.
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