I nuovi confini e il mandato ecumenico alla Diocesi di Trento

Montini diviene Papa con il nome di Paolo VI il 21 giugno 1963, successore di Giovanni XXIII, il Papa del Concilio, proclamato santo con Giovanni Paolo II, qualche mese fa, chiamato a proseguirne i lavori, autore di encicliche di grande attualità.

Il 6 agosto 1964, con la Bolla papale “Quo Aptius” venivano modificati i confini della Diocesi di Trento, Bressanone e Belluno, ricalcando quelli delle rispettive province e la reintitolazione della Diocesi di Bressanone in “Diocesi di Bolzano-Bressanone” e la promozione di Trento a sede metropolitana della nuova provincia ecclesiastica composta dalle due diocesi della regione.

Il documento, frutto dell'intesa fra Paolo VI e Aldo Moro, allora capo del Governo dal dicembre 1963 – rapito il 16 marzo 1978 dalle Brigate Rosse e poi ucciso, nonostante l’accorato appello di Papa Montini (“Uomini delle Brigate rosse…”), che ne celebrerà i funerali -, era stato consegnato dal patriarca di Venezia card. Giovanni Urbani ai due vescovi cointeressati, mons. Alessandro Maria Gottardi per Trento e Joseph Gargitter per Bressanone, il primo settembre 1964.

Nei prossimi giorni ad Innsbruck, dopo Trento e Bolzano si terrà un incontro celebrativo dell'evento a cinquant'anni di distanza. L'erezione a diocesi autonoma di Innsbruck è una diretta conseguenza del nuovo assetto istituzionale introdotto in Trentino Alto Adige – Suedtirol.

C'è un'altra disposizione di Paolo VI, in quello stesso anno, riguardante la diocesi di Trento. Domenica 8 marzo, celebrando la santa messa nella Basilica vaticana per un foltissimo pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Trento (circa 4 mila fedeli) giunto a Roma nel IV centenario del Concilio Ecumenico Tridentino, Papa Paolo VI esprimeva parole di saluto con un “mandato ecumenico specifico” di assurgere a simbolo “del desiderio che non si è avverato con il Concilio” di “fare da ponte, per offrire l'abbraccio della riconciliazione e dell'amicizia”. Trento – raccomandava il neo Beato – “dovrà con la fermezza della sua fede cattolica non costruire un confine, ma aprire una porta; non chiudere un dialogo, ma tenerlo aperto; non rinfacciare errori, ma ricercare virtù; non attendere chi da quattro secoli non è venuto, ma andarlo fraternamente a cercare. E' ciò che il Concilio nuovo, continuando l'antico, con l'aiuto di Dio, vuol fare”. Ed è ciò che ai trentini, la Chiesa ancor oggi chiede di continuare a fare per un mandato che è di tutta la Chiesa, dei successori di Paolo VI e di Francesco in particolare.

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