Il Museo della scuola intitola la sua sede nel seminterrato del nuovo teatro comunale a don Francesco Tecini, che nella prima parte del 1800 guidò per 56 anni la parrocchia
Accade non raramente che una comunità dimentichi facilmente qualche figura di spicco della sua storia. A Pergine è il caso di don Francesco Tecini, un “prete illuminato” come lo definisce Mariangela Lenzi nella sua tesi di laurea, che era divenuto il simbolo della lotta all'ignoranza delle classi più deboli. In effetti di lui restano qualche ritratto (Museo diocesano e canonica di Pergine) e una lapide murale installata nella parrocchiale di Pergine. Ma la sua vita e le sue opere non sono molto conosciute.
A tentare di recuperarne l'immagine ci ha pensato il Museo della scuola di Pergine che venerdì 14 intitolerà ufficialmente la sua sede (nel seminterrato del teatro comunale) a questa figura perginese, completando l'iniziativa con un opuscolo esplicativo curato dalla presidente del Museo Maurizia Manto, dall'archivista comunale Giuliana Campestrin e dalla giovane Mariangela Lenzi che nel 2010 si è laureata con una tesi sul Tecini premiata due anni dopo dalla Provincia.
Un'occasione unica per rinverdire l'immagine di una persona davvero eccezionale, che aveva saputo precorrere i tempi nello sviluppo culturale della popolazione in un'epoca in cui la stragrande maggioranza era formata da analfabeti sottomessi ai diktat delle classi dominanti. Nato a Sarnonico da famiglia nobile il 16 dicembre 1763, frequentò il Seminario di Trento, laureandosi poi in filosofia e teologia morale. Ordinato sacerdote nel 1786, fu nominato dal vescovo “ripetitore di logica e metafisica” al Liceo di Trento per essere poi inviato nel 1792, dopo un soggiorno a Firenze, alla corte di Salisburgo come cappellano di corte e segretario per la corrispondenza latina e italiana. L'occupazione di Trento da parte delle truppe napoleoniche gli suggerirono di rientrare a Trento, nonostante le promesse della corte di condizioni migliori. Il 2 luglio 1797 ottenne il possesso dell'arcipretura e decanato di Pergine dove rimase fino alla morte avvenuta l'11 dicembre 1853.
Ed è in questi 56 anni di attività a Pergine che emerge tutta la corposità della sua formazione culturale e della sensibilità verso le classi più deboli. Fu lui che pose le basi per lo sviluppo della scuola obbligatoria popolare in tutte le comunità di Pergine e Valle dei Mòcheni, controllando che nei contratti tra i sacerdoti in cura d'anime e i capifamiglia venisse inserito e applicato il dovere di fare scuola. Le prime notizie in tal senso sono del 1800 e vengono da Roncogno, cui seguono Castagné, Costasavina, Frassilongo e Serso. Programma che sviluppò anche nei confronti delle fanciulle introducendo a Pergine (1814) le scuole femminili con l'arrivo degli austriaci, che lo confermarono Ispettore delle Scuole Normali di tutto il comune. Nel 1836 le scuole erano state istituite in tutte le cure d'anime della parrocchia di Pergine (tutte le attuali frazioni di Pergine più quelle della Valle dei Mocheni, Falesina e Vignola.
“Don Tecini – scrive Giuliana Campestrin – svolse il ruolo di mediatore culturale tra scienza e religione, ragioni tirolesi e istanze bavare, riformismo e tradizione, passato e futuro, guerra e pace, plebe e signori, nella piena convinzione che le masse non andavano domate con azioni di forza dall'alto, bensì rese partecipi del cambiamento con l'istruzione dal basso. Una voce quella di don Tecini – aggiunge la presidente Maurizia Manto – che attraversa il tempo, la sua opera. Ci è di esempio e il suo credo, per certi aspetti, può diventare ancora nostro, per aiutarci a vivere.”
L'intitolazione del Museo a don Tecini è fissata per venerdì 14 novembre alle 16.30.
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