Il volume, promosso dal Comitato storico “Ludwig Riccabona” e con la prefazione a cura del Soprintendente dei Beni culturali Sandro Flaim, affronta il tema del primo conflitto mondiale sui monti a cavallo tra la valle e l’Alto Garda attraverso l’analisi delle fonti storiografiche e d’archivio, e la lettura del territorio, che ancora oggi presenta numerosi resti delle opere militari realizzate.
Nel libro, di 456 pagine, viene studiato il tratto della linea difensiva austro-ungarica compreso tra la cima Rocchetta e il Tofino, ad est, che per tutta la durata del conflitto fu presidiato dagli Standschützen, ovvero i tiratori immatricolati presso i Casini di bersaglio e non mobilitati nei reparti regolari dell’esercito, ragazzi dai 15 ai 18 anni e anziani sopra i 50. A controllare questo tratto del fronte italo-austriaco furono infatti sin dal maggio 1915 gli Standschützen dei battaglioni di Bolzano, Lana e Sarentino e quelli del reparto di Riva-Arco mentre, dal gennaio 1918, dai tiratori immatricolati della valle dell’Isarco e da quelli di Innsbruck.
L’opera si apre con un inquadramento generale dei fatti di guerra avvenuti sulle montagne ledrensi e delle formazioni militari mandate a presidiare il confine. Segue la descrizione della linea difensiva allestita dagli austro-ungarici sulle cime della valle, con gli avamposti, i capisaldi e le loro peculiarità. Chiude la prima sezione un capitolo dedicato ai pittori di guerra inquadrati nelle formazioni che furono all’opera sulle montagne dell’Alto Garda: Albin Egger-Lienz, i fratelli Albert e Rudolf Stolz, Karl Pferschy, Hugo Atzwanger e il fassano Franz Ferdinand Rizzi. Si entra poi nella narrazione dei testimoni, con i racconti di Standschützen in forza in differenti periodi della guerra. Quando non lo fanno i diari, sono poi le oltre 200 fotografie d’epoca, provenienti da collezionisti privati e fondi d’archivio, a raccontare le sfaccettature del conflitto e in particolare i difficili inverni di quegli anni, durante i quali non furono pochi i soldati che caddero travolti dalle valanghe o uccisi dalle malattie e dal gelo.
Tra le curiosità riportate vi è anche la riproduzione di un numero (forse l’unico) del giornale umoristico locale degli Standschützen, intitolato “Die Wachtam Gardasee“ (“La guardia sul lago di Garda”); seguono un capitolo dedicato al cimitero militare austro-ungarico di Campi e alle vicende di alcuni soldati caduti nel conflitto. Il volume si chiude con la catalogazione più o meno completa delle principali opere belliche realizzate durante il conflitto lungo questo tratto di fronte, accompagnata da una ricca documentazione fotografica raccolta durante le ricognizioni effettuate ai giorni nostri.