Tra Bolivia e Trentino, tra passato e futuro: nove “ragazzi” di Telve protagonisti di un'esperienza esemplare
Molte famiglie di Telve tengono nelle loro case ritratti latinoamericani dipinti a mano da padre Ermenegildo Franzoi e venduti “pro missioni”. Quei volti di indios rischiavano di rimanere l'ultimo legame con la Bolivia, dopo che padre “Gildo” è morto nell'aprile dello scorso anno ed è stato sepolto in terra boliviana come gli altri due missionari telvati padre Eriberto Baldi e padre Pompeo Rigon.
E invece no. Con un progetto del Comune – inserito esemplarmente nel Piano Giovani – da circa un anno e mezzo una decina di giovani di Telve sono riusciti a tenere in piedi questo ponte col passato e con le Ande: dopo aver raccolto per quasi un anno testimonianze sulla storia e l'opera dei loro tre compaesani – avanguardia della gloriosa presenza francescana in Bolivia – hanno trascorso due settimane quest'estate fra i campesinos, riallacciando ricordi e iniziative, a cui dare continuità.
“Proponendo quest'iniziativa ai giovani – ci spiegano il sindaco Fabrizio Trentin e la referente del progetto, Elisa Pecoraro, che li hanno accompagnati in Bolivia – abbiamo voluto dare loro la possibilità di conoscere direttamente queste straordinarie figure, farle conoscere agli altri ragazzi del paese e tener viva quella fiducia nelle nuove generazioni che gli stessi missionari coltivavano”.
Tutt'altro che una trasferta “mordi e fuggi”. I nove giovani “pontieri” col passato di Telve si sono preparati con l'aiuto del Centro per la Formazione Internazionale di Trento, la Biblioteca di Tele e l'Associazione Missioni Francescane attraverso incontri culturali sulla cooperazione con la Bolivia (perfino un minicorso di spagnolo!) ed hanno raccolto dalle famiglie del paese testimonianze sui tre missionari esposte anche in una mostra.
L'arrivo nella prelatura di Aiquile è stata un'emozione attesa: “Bienvenidos!”. Le famiglie boliviane hanno riconosciuto in quei ragazzi di Telve le radici (forse anche il dialetto) dei loro missionari, esprimendo riconoscenza a parole, in musica e perfino a tavola.
“Non dimenticheremo presto questi incontri – dicono i giovani – i volti dei bambini, lo stile di vita più lento e paziente, la fiducia nella Provvidenza”.
Nell'intervista alla seguitissima radio Esperanza molti boliviani hanno voluto raccontare al telefono i loro personali aneddoti sulla generosità di padre Eriberto, padre Pompeo e padre Gildo. Le loro opere sociali, ben avviate ed ora affidate ad altri francescani o alle mani di laici competenti, sono state visitate dai giovani di Telve: ecco l'ospedale, la scuola, la fondazione che aiuta gli allevatori…”Abbiamo capito che questi missionari erano apprezzati come annunciatori del Vangelo, ma anche come uomini, fratelli, pronti a rimboccarsi le maniche per dare risposte concrete alla povertà di questa gente…”
Non basta “testimoniare” questa riconoscenza ai “pontieri” di Telve. Vorrebbero proseguire questi rapporti di collaborazione, attraverso il gemellaggio che il Comune ha intenzione di sancire con il paese di Pasorapo e attraverso il sostegno a specifiche iniziative. “Dopo questo percorso che ci ha formato e ci ha cambiato – concludono – il nostro desiderio sarebbe quello di diventare noi stessi formatori per i ragazzi più giovani del paese, affinché quest'esperienza si possa rinnovare in futuro”. L'indovinato e profondo titolo del progetto “Passaggi di tempo” non a caso è declinato al plurale. Perchè, dopo quello dell'estate 2014, possano esserci altri “passaggi” tra Telve e la Bolivia.
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