Tiziana Sembianti, nel suo studio di Besenello, ha scelto di riprodurre grandi capolavori “allo specchio”. Con esiti soprendenti
Con la sua scelta di eseguire copie dei grandi capolavori Tizian Sembianti si pone volutamente agli antipodi della produzione artistica contemporanea, che tende invece a cercare l'originalità, a stupire, a “strappare” con il passat, a farsi beffa della pratica “artigianale dei padri”. E si tiene lontana dalla moderna concezione dell'artista-veggente che va oltre il dato reale e fa emergere verità nascoste, mondi paralleli e straordinari. , percezioni esaltate e trasformate nella visione.
La produzione pittorica di Tiziana Sembianti non risponde a queste mode, è decisamente in controtendenza. Originaria di Roveré della Luna, da anni vive e lavora nella sua quieta casa di Besenello con il marito e il cane. Elegante, minuta, caschetto di capelli biondi, occhiali, se ne vive tutto sommato ritirata, concentrata nella pittura.
Sembianti non espone e non vende. Ha la prospettiva di allestire in un prossimo futuro due mostre in contesti che appaiono prestigiosi, ma i suoi dipinti non li crea con questo obiettivo: ha iniziato a realizzarli per se stessa, per arredare casa sua, per circondarsi di cose belle e sostanzialmente e per questo continua a farlo. Sono opere le sue che scaturiscono da un sincero, intimo, autoreferenziale amore per l’arte.
La sfida con se stessa è la sua molla fondamentale. A due voci col marito Claudio Iungg sostiene che, anche se ben conservate nei musei, inevitabilmente pure le migliori tele e tavole del passato sono minacciate dal degrado; la loro conservazione ottimale va salvaguardata e, per la loro stessa sopravvivenza, una modalità è quella di esporne al pubblico delle riproduzioni. Dei fac simili, delle copie perfette, che neanche le più raffinate tecniche fotografiche permetterebbero mai di realizzare ma, per mantenere intatta la memoria del bello, devono essere eseguite a mano, con cura certosina, pennellata dopo pennellata, velatura dopo velatura, come fa lei.
Negli anni ha realizzato una quindicina di opere che a suo modo di vedere costituiscono il decantato assoluto della pittura occidentale degli ultimi cinquecento anni. Dai Fratelli Limbourg e Antonello da Messina, attraverso Leonardo da Vinci, Pieter Bruegel il Vecchio, Caravaggio e Jan Vermeer fino a Claude Monet, Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Paul Cézanne e Gustav Klimt, con i loro massimi capolavori i grandi maestri del passato sono presenti tutti, o meglio quelli che a lei sono più intriganti e simpatici.
Infatti non le sarebbe possibile, e si capisce, impegnarsi, come fa, per uno o due anni, tutti i giorni, nella riproduzione di certo un quadro se non si trovasse in profonda sintonia empatica col suo autore. Non ha totalmente rinunciato a realizzare delle sue opere originali ma davanti ai “giganti” con i quali si confronta si sente inadeguata: per questo preferisce impegnarsi, usando tecniche, supporti, colori, pennelli assolutamente vicini a quelli degli originali, per, con 1200-2000 ore di lavoro, ottenere quadri che sono stati definiti “falsi d’autore” ovvero “capolavori allo specchio”.
Autodidatta, forte di una riflettuta conoscenza della storia dell’arte, Tiziana Sembianti ricorda come il complesso fenomeno della copia, assai legato alla fortuna di un artista o di un’opera, rientra appieno nella secolare storia del gusto e del collezionismo. L’uso di copie di originali famosi in scultura e in pittura si diffuse soprattutto dal periodo ellenistico, parallelo al sorgere di collezioni come quelle di Pergamo e di Alessandria, e si accrebbe dopo la conquista romana della Grecia. Fra i capolavori greci più copiati furono quelli di Prassitele e Lisippo. Raramente le copie antiche derivavano da calchi; presentano invece una certa libertà in vari dettagli. Nel Medioevo come nell’arte moderna, la copia è stata mezzo di divulgazione di modelli, invenzioni o prototipi costituendo occasione di lettura interpretativa di opere esemplari. Da sottolineare la differenza tra copia e replica, ripetizione, da parte dello stesso autore, di una propria opera, anche apportandovi varianti; la copia va distinta inoltre dal falso, per la sua intenzionalità non fraudolenta.
La camera mortuaria della tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re o le nozze di Cana di Paolo Calliari del Louvre: le grandi, monumentali riproduzioni di Adam Lowe e della Factum Arte hanno recentemente suscitato un dibattito internazionale che di fatto ha sdoganato la tradizionale identificazione della autenticità con la originalità. Da Besenello al riguardo arriva un nuovo contributo.
Lascia una recensione