Prove di forza

Renzi sembra avere deciso di andare ad una prova di forza colla minoranza del suo partito e con la CGIL (gli altri sindacati al momento sembrano tenersi più defilati). Lo fa perché è consapevole che deve dar prova di avere in pugno la situazione, non bastando più gli annunci di grandi disegni.

Di fatto al momento il grande disegno di riforma del suo governo è impantanato. La riforma costituzionale incentrata sul Senato è in secca alla Camera. La legge elettorale è nelle stesse condizioni. La riforma della giustizia passerà con il ricorso alla fiducia, ma è già minata da sorde resistenze che non è chiaro come verranno superate. Legge di stabilità e Jobs Act sono minacciati di ostruzionismo parlamentare.

Nemmeno la vicenda dell’elezione dei due giudici costituzionali sembra sbloccarsi. Il ricorso all’accordo coi grillini si dimostra scivoloso e mette in crisi il rapporto con Forza Italia, dove del resto Berlusconi cerca di ravvivare le sue capacità di oppositore del governo.

Insomma non è un buon momento e puntualmente i sondaggi registrano un calo di fiducia verso il premier, nonostante rimanga di gran lunga in testa come gradimento, inseguito a grande distanza dal Salvini della Lega (ma sono anche sondaggi in cui coloro che non si pronunciano per nessuno rimangono in molti). Di conseguenza Renzi non può mollare e si trova obbligato ad alzare la posta.

Ormai del resto la questione è piuttosto semplice. Il premier ha bisogno che l’economia riprenda un po’ di fiato e soprattutto che ci sia una qualche ripresa dell’occupazione specie di quella giovanile. Se raggiunge quell’obiettivo il suo gradimento torna ad innalzarsi e forte di questo successo può rimettere in moto la macchina delle riforme e costringere il parlamento a farle passare.

Tuttavia la palla è nelle mani dell’imprenditoria privata: è questa che deve convincersi che ci sono le condizioni per tornare ad investire e creare così posti di lavoro. Gli imprenditori hanno guadagnato molto nei decenni passati e adesso si stanno rifugiando negli investimenti finanziari che sembrano più sicuri, ma che lo stanno diventando meno. Perché invertano la tendenza devono però trovare fiducia nel futuro del sistema e per questo hanno bisogno di vedere che si viene incontro alle loro aspettative innanzitutto di stabilità del sistema politico, che deve mostrarsi in grado di resistere ai molti corporativismi in campo.

L’alternativa sarebbe quella candidamente espressa da Susanna Camusso: procedere con massicci investimenti pubblici, in modo che sia la mano pubblica a creare posti di lavoro. Peccato che con la situazione attuale della finanza pubblica sia come chiedere ad uno zoppo di gareggiare alle Olimpiadi per i cento metri. Realisticamente è difficile negare che qualche rischio ci sia nel puntare tutto sugli investimenti privati, sia perché non è così certo che ci saranno, sia perché non tutti sono proprio, come si direbbe, imprenditori illuminati. Però al momento non ci sono alternative.

Civati ritiene che Renzi stia alzando il livello dello scontro perché vuole andare ad elezioni anticipate. Secondo noi il premier sa troppo bene i rischi che corre per precipitarsi in questa avventura. Ovviamente se lo costringeranno non si tirerà indietro anche davanti a questo passo, ma se può evitarlo ne sarà felice. Innanzitutto perché è dubbio che potrebbe andare alle urne con la nuova legge elettorale, in secondo luogo perché comunque, in assenza della riforma del Senato, che non può ottenere in tempi brevi (ci vogliono ancora tre se non quattro passaggi alle Camere), si troverebbe in difficoltà nella seconda Camera. Immaginarsi infatti che sia previsto un premio di maggioranza per la lista più votata in entrambe le Camere è fantascienza: significherebbe che le forze politiche attuali hanno deciso di giocare alla roulette russa.

Dunque per il momento ci sarà il braccio di ferro sul Jobs Act e lì si vedrà se la minoranza PD ha davvero il coraggio suicida di mandare a fondo il governo aprendo la via ad una incognita dagli esisti imprevedibili. Renzi ha giustamente negato di essere un uomo solo al comando, ma deve chiedersi se non è già un uomo solo di fronte al duello finale, tanti sono quelli a cui, in fondo, la sua caduta non dispiacerebbe più di tanto.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina