In mostra al “Caproni” le imprese di Francesco Baracca e la storia del cavallino rampante
"Sono arrivato all'aviazione per modo di dire, senza nemmeno saperlo e senza neppure farmi molto raccomandare ed ora mi accorgo di aver avuto un'idea meravigliosa perché l'aviazione avrà un avvenire strepitoso". Così scriveva Francesco Baracca il 5 maggio 1912 alla madre Paolina per descrivere il suo casuale incontro con il mondo dell'aeronautica.
La prima esperienza di volo, il giorno precedente, lo ha lasciato entusiasta e dopo aver intrapreso la carriera militare da ufficiale di cavalleria nonostante la contrarietà del padre, l'idea di imparare a pilotare proprio negli anni in cui l'aviazione muove i primi passi, si rivela quanto mai azzeccata.
Baracca sarebbe diventato infatti uno dei più importanti protagonisti della Prima Guerra Mondiale, conquistando il titolo di "asso", termine con il quale si nominavano gli aviatori con almeno cinque vittorie. Ora, in occasione delle commemorazioni del Centenario della Grande Guerra, la sua vita e le sue gesta sono narrate "Nel segno del Cavallino Rampante", la mostra inaugurata sabato 25 ottobre al Museo dell'Aeronautica G. Caproni, allestita in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, il Museo "Francesco Baracca" di Lugo di Romagna (RA) e l'Aeronautica Militare.
Fino al 12 aprile 2015 i visitatori potranno immergersi negli avvenimenti della Grande Guerra attraverso la figura del maggiore asso della caccia italiana – 34 le vittorie che gli vennero riconosciute – , scoprendo anche la storia del Cavallino Rampante, emblema distintivo di Baracca sugli aeroplani da lui pilotati, e il suo passaggio dal mondo aeronautico a quello delle corse automobilistiche e motociclistiche.
A disposizione del pubblico una libreria digitale dove scorrere fotografie, filmati e documenti storici relativi alla vita e alle imprese di Francesco Baracca, mentre un film d'animazione, realizzato dalla Fondazione Casa di Enzo Ferrari, racconta con linguaggio facilmente comprensibile anche dai più piccoli il dono che la famiglia di Baracca fece del suo cavallino ad un giovane Enzo Ferrari.
A "parlare" sono i cimeli della prima vittoria di Baracca, i reperti ritrovati dopo l'abbattimento del suo aereo, avvenuto in circostanze misteriose, trofei di caccia, esemplari di uniformi con sciabola e spalline, immagini e documenti storici, come l'orazione funebre di Gabriele D'annunzio, che trasportano in un'altra epoca, quando la guerra nei cieli si distingueva per quel particolare codice etico ispirato a norme cavalleresche secondo cui gli Assi vivevano.
L'aviatore italiano ne fu autentico interprete al punto da essere subito acclamato quale eroe nazionale subito dopo la morte, per doti di umanità che lo resero rispettato e stimato anche tra i nemici come testimoniato dalle parole di Gottfried von Bonfield, asso e ultimo testimone dell'aviazione di Marina austroungarica: "Sul Montello, vicino al Piave, perse la vita il nostro avversario più temibile, il maggiore Francesco Baracca (19 giugno 1918)". "Vi sono molti aspetti legati all'aviazione – sottolineano i curatori della mostra Neva Capra e Luca Gabrielli – che meritano di essere indagati. E' questa la funzione che il Museo Caproni vuole svolgere quale parte integrante della rete di istituzioni trentine che si dedicano al centenario della Grande Guerra, parlandone in modi diversi ma complementari al fine di costruire una narrazione coordinata".
A breve verrà presentato anche un catalogo di approfondimento in cui gli ufficiali dell'Aeronautica militare spiegheranno quale significato ha avuto volare sotto il marchio del Cavallino Rampante, recentemente riconosciuto come il simbolo italiano più famoso al mondo.
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