Elsa Osorio ha 62 anni. E’ argentina. Scrittrice. Il suo I vent’anni di Luz (Guanda) è un libro molto bello che narra proprio la vicenda della generazione che in Argentina è nata a metà degli anni Settanta quando qualcuno di loro ogni giorno poteva essere sequestrato con i propri genitori e questi ultimi soppressi in modo cruento.
La vicenda è inventata e riguarda una bambina cresciuta in una famiglia di militari che ad un certo punto vuole scoprire le proprie origini e il perché del proprio contorto e doloroso itinerario esistenziale. La storia è inventata, ma rispecchia perfettamente quello che è toccato a tante bambine e bambini strappati alla loro famiglia e dati ad un’altra nella loro innocente inconsapevolezza.
In questo caso la narrazione rievoca continuamente persone che non ci sono più, ma che non sono ufficialmente morte, un trauma indelebile a livello individuale, e la volontà di riaffermare la propria storia e collocare una propria chiara identità nella nebulosità della storia recente argentina.
“Abbiamo bisogno della memoria perché mai più si ripetano le cose del passato”, osserva Elsa Osorio; e questo vale per tutti.
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