«Penso sia importante aiutare a internazionalizzare il territorio locale e nel contempo essere specchio delle eccellenze trentine nel resto del mondo»
Classe 1966, nativo di Pavia, una brillante carriera diplomatica alle spalle (Parigi ed Est Europa) Stefano Barbieri è responsabile della sede OCSE di Trento dal 2007.
Direttore Barbieri, qual è il cuore del lavoro della sede trentina, dove operano una decina di persone?
Ogni Governo è chiamato a formulare nuove strategie e politiche per il benessere del proprio territorio. L'OCSE è strumentale ai governi e il suo lavoro serve per dare strumenti conoscitivi, comparati ad altre realtà e basati su fatti concreti. In questi anni abbiamo lavorato per lo Stato italiano e per alcune regioni, ma anche per realtà come Medellin in Colombia, dove stiamo aiutando a impostare politiche di innovazione. Dall'altro la formazione: a Trento facciamo convenire funzionari dai nostri Paesi membri e interagiamo con il territorio trentino, coinvolgendo anche operatori e funzionari locali. Modello vincente è la cooperazione, per garantire benessere.
Qualcuno si sta chiedendo per quale ragione la Provincia autonoma di Trento debba finanziare attività di ricerca che va a beneficio di Lombardia o Puglia. Come replica?
Anzitutto che la conoscenza non ha confini e quindi tutto ciò che è prodotto, nel mondo, dall'OCSE, viene usato localmente e viceversa. La stessa cosa potrebbe dirla il governo francese. Penso sia importante che aiutiamo a internazionalizzare il territorio locale e i suoi funzionari e nel contempo siamo specchio delle eccellenze trentine nel resto del mondo.
Dove si potrebbe agire per migliorare l'efficacia del vostro lavoro?
Noi lavoriamo quotidianamente con i funzionari della Provincia, cito ad esempio Trentino Sviluppo e Habitech (il distretto tecnologico di Rovereto, n.d.r.), ma potrebbe essere ancora più interessante utilizzare le capacità dell'OCSE in ambito strategico, politico. E' stato fatto ad esempio con l'Agenzia del Lavoro o la Cooperazione, ma si potrebbe fare di più, vista l'unicità di questo Centro nel mondo.
La collaborazione con l'Agenzia del Lavoro ha portato alla creazione di nuovi posti?
Ce lo chiedono spesso. Ma noi non aiutiamo direttamente a creare posti di lavoro, ma a cambiare le condizioni di un territorio attraverso nuove politiche, ad esempio ridiscutendo il sostegno pubblico diretto o la flessibilità del lavoro. Ripeto: siamo strumento per sviluppare strategie. Sta ai decisori saperne cogliere le opportunità.
Mirate a potenziare il benessere. Ma su cosa lo si misura, dall'angolo di visuale OCSE?
Siamo nel cuore del dibattito attuale sugli indicatori di benessere. Il solo PIL non lo è più. Benessere, per esempio, non è aumentare il numero di posti di lavoro ma creare posti di lavoro di qualità. In una società complessa il benessere ovviamente varia in base ai territori. Importante è che i decisori lavorino in funzione dei cittadini.
Se il futuro tra Governo e Provincia l'accordo venisse ridiscusso?
L'accordo è valido fino al termine del 2015. Se verranno eventualmente diminuiti i contributi locali, bisognerà integrarli da altre parti: Governo o OCSE stessa. Non credo sia interessante avere un Centro che non produce per quello che è chiamato a fare.
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