Brione, Castel Condino, Cimego e Condino hanno deliberato nei rispettivi consigli comunali la richiesta di fusione nel nuovo comune di “Borgo Chiese”
Il mondo cambia e con esso cambiano anche le sue regole. Cambiando le condizioni economiche e istituzionali in Italia e nella stessa Provincia di Trento, la riforma istituzionale licenziata questo lunedì dalla giunta Provinciale di Trento e in procinto di essere varata dall’intero consiglio provinciale trentino entro il mese di ottobre, rinnova le regole dell’assetto giuridico-istituzionale dei comuni del proprio territorio.
D’ora in poi in Provincia di Trento, se la riforma passerà inalterata, come pare debba essere, attraverso il giudizio dello stesso consiglio provinciale, non potranno più esistere comuni che non abbiano almeno 5 mila abitanti.
Per questo motivo le amministrazioni più piccole saranno obbligate o a consorziarsi con la Comunità di valle per la gestione associata dei servizi o a fondersi tra di loro per contiguità in un nuovo comune in grado di toccare quella soglia, salva fatta la deroga prevista per i comuni che decidano di andare al referendum per la fusione entro i prossimi sei mesi, raggiungendo una popolazione di almeno 2 mila abitanti.
Caso di fatto corrispondente alle vicende presenti dei comuni di Brione, Castel Condino, Cimego e Condino, che nei primi giorni di questa settimana hanno deliberato nei rispettivi consigli comunali pressoché all’unanimità (solo tre consiglieri contrari) la richiesta di fusione nel nuovo comune di “Borgo Chiese”, che darà adito a un assetto istituzionale di 2.300 abitanti.
Una scelta, quella della fusione, non semplice da attuarsi, ma presa dalle amministrazioni dei comuni coinvolti con la coscienza che si tratta di una decisione ormai ineluttabile per la situazione generale in cui ci si ritrova a vivere. “Ci si chiede solamente perché le riforme, anche quella istituzionale, debbano sempre partire dal basso, in questo caso dai comuni piccoli”, commenta a questo proposito il sindaco di Brione Cristina Faccini. “Comunque da amministratori coscienti ci rendiamo conto che la fusione dei comuni in questo momento è un atto dovuto, anche se si tratta di un cambiamento sicuramente di forte impatto per la comunità di Brione”.
Secondo il sindaco di Cimego Carlo Bertini, le fusioni tra i piccoli comuni sono ormai la strada obbligata da seguire. “Possiamo discutere quale sarà il numero ottimale di abitanti da raggiungere, ma certo non è più sostenibile un Trentino con oltre 200 comuni”, commenta. “Questo non solo per un aspetto economico finanziario, pur importante, ma anche per poter fornire ai nostri cittadini servizi migliori e più efficienti. Sono fiducioso che i nostri concittadini capiranno lo sforzo che stiamo facendo per cercare di mantenere e migliorare anche in futuro tutti i servizi che ora è difficile sostenere con dimensioni troppo piccole”.
Il progetto di fusione nei prossimi mesi vedrà la stesura dello statuto del nuovo comune che approfondirà ogni aspetto legato all’unione delle forze e dei servizi dei quattro comuni. Particolari che saranno spiegati agli abitanti della zona in vari incontri e attraverso un opuscolo dedicato in uscita a breve.
Il prossimo 14 dicembre la popolazione andrà al referendum sul progetto, ma gli amministratori locali sono convinti che oggi i residenti siano più propensi a questo passo di quanto non si creda.
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