Avviata con la presentazione dei progetti congiunti della Fondazione Mach e del Centro di sperimentazione Laimburg la ricerca sugli scopazzi del melo, la malattia che sta causando gravi danni in alcune zone frutticole di Alto Adige e Trentino, in particolare Valsugana, Burgraviato e bassa Val Venosta.La malattia viene causata da organismi simili a batteri (cosiddetti fitoplasmi) e viene trasmessa principalmente dalle psille. Un sintomo tipico della malattia sono gli affastellamenti dei germogli a forma di “scopa” che hanno dato il nome alla malattia. Piante malate non possono essere guarite, ma devono essere estirpate.I ricercatori del Centro Laimburg hanno avviato due progetti a lungo termine per ottenere importanti conoscenze sulla diffusione degli scopazzi del melo nelle zone più colpite dalla malattia. Il primo mira a comprendere perché certe aree risultano più colpite rispetto ad altre. Pertanto si è creata una rete di centinaia di frutteti per rilevare dati sia sulla presenza della malattia sia sui fattori collaterali, come la struttura topografica, le varietà coltivate, le condizioni climatiche, le tecniche agricole adottate ecc. Oltre a ciò, nel secondo progetto quinquennale si effettuano rilevamenti sulla presenza degli insetti vettore in cinquanta frutteti.Il nuovo progetto quadriennale della Fondazione Mach invece vede la partecipazione di ricercatori, tecnici e tecnologi del Centro ricerca e innovazione e del Centro trasferimento tecnologico. Da un lato si lavorerà sull’organizzazione della risposta in Trentino alla recrudescenza del fenomeno, mediante un approccio consolidato: da un lato il contenimento dell’espansione della malattia con interventi insetticidi per il controllo dei vettori conosciuti e l’estirpo puntuale delle piante sintomatiche.
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