In otto anni di “Giovani solidali” più di 200 ragazzi sono stati coinvolti in diversi progetti internazionali, cercando di conoscere “l'altro” e di restituire sul territorio la loro esperienza oltre confine
Dal Burundi all’India, al Brasile, al Perù e alla Palestina. In otto anni di progetto “Giovani solidali” più di 200 ragazzi sono stati in almeno uno di questi posti, cercando di conoscere “l'altro” mai incontrato e di restituire sul territorio la loro esperienza oltre confine. Veronica, Irene, Laura, Giulia, Andrea sono solo alcuni dei ragazzi che l’anno scorso hanno partecipato a quest’iniziativa, organizzata dal Comune di Rovereto assieme alla Provincia e al Centro per la formazione alla solidarietà internazionale.
“Quest’esperienza mi ha dato l’opportunità di raffrontarmi con una realtà totalmente dissimile rispetto a quella in cui sono nata”, spiega Giulia Nordio, poco dopo essere tornata dall'India. “Mi sono relazionata con molte persone, entrando in punta di piedi in una cultura che da sempre mi affascina”.
Con Giulia c'erano anche altri giovani tutti tra i 18 e i 28 anni che per diversi mesi hanno partecipato a una serie di incontri teorici, dove oltre ad entrare in relazione tra di loro, hanno conosciuto i protagonisti roveretani della solidarietà internazionale. Dai dibattiti con le associazioni attive sui territori oltre confine, agli scambi di sensazioni con alcuni dei tanti ragazzi che, dopo essere passati per Giovani solidali, hanno scelto la strada della cooperazione, chi per lavoro, chi come stile di vita. E ancora i week-end residenziali dove i partecipanti si sono ritrovati per provare a immaginare problemi e sensazioni del viaggio, a poche settimane dalla partenza. Alcuni di loro hanno scelto il Burundi, come sottolinea Matteo Bolner: “Mi ricordo ancora la pressione psicologica percepita nell'essere sempre al centro dell'attenzione in quanto muzungu (bianco in kirundi, ndr), che non può non farti immedesimare con la situazione in cui vengono a ritrovarsi le persone disperate che fuggono dal proprio paese per cercare una prospettiva di vita migliore nel nostro paese”.
Il corso non termina con il viaggio. Una volta tornati i giovani hanno dato il via a una serie di eventi per coinvolgere e sensibilizzare la popolazione su quanto visto, sentito e odorato. Dagli incontri nelle biblioteche, alle serate a tema allo SmartLab, ai banchetti informativi e alle feste per raccogliere fondi per i vari progetti che hanno visto coinvolti i ragazzi. “Ho aderito a questo progetto perché rappresentava un'opportunità unica, più di un corso e più di un viaggio”, racconta ancora Matteo Bolner. “Un'occasione di crescita personale poiché permette di vedersi da fuori, uscire dalla propria comfort zone e cogliere le contraddizioni della società in cui viviamo”.
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