Genitori e figli insieme sul “Cammino” dedicato al Santo di Assisi: un’esperienza di essenzialità
Un cammino attraverso i luoghi francescani tra Toscana e Umbria, lungo itinerari antichi proposti per chi vuole riscoprire un modo diverso di viaggiare. E, con il viaggio, se stessi, attraverso un’altra idea di natura e di civiltà; un viaggio che è un cammino per luoghi nascosti e per luoghi dell’anima. Un cammino di gambe, cuore, occhi e un cammino dello spirito.
Sono sette le tappe che collegano il Santuario francescano della Verna, luogo ove Francesco si appartò ormai molto malato, fino ad Assisi. Ogni tappa diversa, ogni tappa nuova, impegnativa ma gratificante, che piano piano avvicina alla meta.
Abbiamo percorso questo cammino, noto come “Cammino di San Francesco” ed anche come “Cammino di Assisi” nel mese di agosto con le nostre due figlie ed in compagnia di una coppia di sposi nostri amici, con i quali abbiamo condiviso questa esperienza che riteniamo entusiasmante, affascinante, significativa.
Un’esperienza di essenzialità nella quale innanzitutto ciascuno fa veramente “i conti” con se stesso nell’affrontare il percorso solamente con il minimo necessario per far fronte alla giornata; pochi indumenti portati con sé, zaino più o meno pesante sempre in spalla, ridotte risorse alimentari. Ma questo, sorprendentemente, ci fa sentire più liberi, artefici in prima persona del nostro pellegrinaggio, e ci fa apprezzare ancora di più l’accoglienza che le persone rivolgono spesso ai pellegrini.
Le giornate sono molto simili le une le altre, nel senso che ogni giorno ci spettano 25-30 km di cammino, ma molto diverse sia per i luoghi che si attraversano, sia per le persone che si incontrano. Il passare delle ore non ci preoccupa troppo; la meta comunque si avvicina, ed ogni sera si raggiunge l’obiettivo che ci si è preposti; ma non importa se si giunge alle 15 o alle 18; importa aver vissuto bene, non senza aver faticato talvolta anche molto.
L’esperienza del cammino non è forse molto conosciuta nel nostro Paese, non paragonabile al “Cammino di Santiago” in Spagna, che abbiamo percorso lo scorso anno. Solo una decina di persone condivideva con noi le varie tappe e poche ne abbiamo incontrate per via, ed anche l’accoglienza ed i servizi per i pellegrini sono ancora modesti. Ciò non toglie che è stata un’esperienza bellissima, favorita anche dal tempo che, in quest’estate veramente piovosa, ci ha bagnato solo un giorno.
Il percorso è segnato abbastanza bene: su piante, muri, pietre sono riscontrabili i segni colorati (la Tau gialla) che indicano la via, ma è buona cosa, specialmente nelle prime tappe, seguire le indicazioni di una guida che si può trovare nelle librerie. Ma ciò che importa è comunque avere lo spirito “giusto”, camminare “ad occhi aperti”, essere disponibili all’incontro con se stessi, con gli altri pellegrini e con l’ambiente che attraversiamo.
Nel lasciare la testimonianza di nostra figlia, pellegrina molto giovane rispetto alla media, consigliamo vivamente a coloro che intendono mettersi in gioco, vivendo in semplicità ed essenzialità qualche giorno, di accostarsi a questa modalità di viaggiare, tecnicamente non difficile.
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