La figura e le opere di mons. Iginio Rogger, scomparso a 93 anni nel febbraio scorso, sono state martedì 23 al centro di un convegno promosso dalla Fondazione Bruno Kessler (ex ITC) che per anni ha potuto contare sul contributo del -teologo, storico, archeologo e liturgista della Chiesa trentina. Un pool di relatori (Enrico Cavada, Gianni Faustini, Andrea Grillo, Karl Heinz Neufeld, Paolo Prodi, Diego Quaglioni e Josef Riedmann) hanno approfondito vari aspetti della personalità di Rogger, una presenza, secondo il direttore di Fbk-Isg, che ha interagito in maniera profonda con le vicende del suo tempo e della sua terra. Per l'ultimo dei successori alla direzione del Centro per le scienze religiose, Alberto Bondolfi, il fenomeno religioso, una delle eredità di Rogger, rappresenta un filo conduttore dell'attività dell'Istituto anche per gli aspetti riguardanti il rinnovamento.
Mons. Luigi Bressan lo ha definito un “nostro” sacerdote per quasi sett'anni, tanto significativo della 'civitas' tutta intera. Di Rogger ha voluto ricordare il ruolo di docente a Teologia in Seminario dove aveva preconizzato l'importanza di Giovanni XXIII nell'opera di rinnovamento della Chiesa, Papa, data l'età, considerato di transizione, quello di storico e traduttore delle opere di K. Bihlmeier e H. Tuechle e della pastoralità. “La figura di Rogger – ha detto – non sarebbe ben delineata se non si comprendesse il suo animo di credente e di sacerdote”, un aspetto che è stato immediatamente fatto proprio da Bondolfi che ha suggerito di continuare ad arare quel campo che lo studioso ha iniziato a dissodare, cogliendo con anticipo anche le novità che si prospettavano sulla scena della Chiesa e della società. Un impegno da tutti condiviso, che rinvia ad altri eventi analoghi.
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