È stato breve il tratto di cammino percorso con don Renato Tamanini, già rettore del seminario diocesano di Trento. Eppure, per corto che sia il tragitto, avanzare insieme avvicina, lega, rafforza. “Don Renato ha camminato con noi in questi anni e ci ha dato tanto. Soprattutto la testimonianza di un uomo di fede, sempre fedele nel servizio delle nostre quattro parrocchie che stanno soffrendo il cambiamento dei tempi nuovi”, è stata l’introduzione del parroco don Ruggero Fattor al saluto definitivo che l’unità pastorale di Sopramonte, Cadine, Baselga e Vigolo gli ha rivolto durante la Messa prefestiva di sabato 20 settembre a Sopramonte. Lascia dopo tre anni “a prezioso servizio di questa Chiesa” in veste di collaboratore spirituale. L’arcivescovo Luigi Bressan aveva comunicato gli avvicendamenti sacerdotali all’inizio dell’estate e l’ex rettore aveva risposto, mite e risoluto, il suo “Eccomi!”. Da domenica 28 settembre rimpiazzerà don Daniele Morandini (nuovo parroco a Borgo Valsugana), spezzando il Pane della Parola e quello eucaristico con le parrocchie di Aldeno, Cimone e Garniga.
I fedeli lo hanno ringraziato nelle intenzioni di preghiera “per il tempo dedicato a tutti”, per averli seguiti col cuore in mano nello stringere relazioni umane calde e fraterne, specialmente per essersi dimostrato maestro nel trasmettere la gioia di amare, seguire e servire Cristo. “Questo mio trasferimento è lo sbocco naturale, anche se all’inizio sono rimasto un po’ sorpreso – sono state le considerazioni del sacerdote uscente -. Non ho avuto modo di conoscere tutti i parrocchiani in così poco tempo, però mi sono trovato bene; e spero possa continuare bene la mia missione pastorale”.
Tra due ali candide di venti chierichetti sul presbiterio, un tenero riconoscimento finale per bocca di don Lamberto Agostini, nativo di Sopramonte: “Non sei stato soltanto un prete di aiuto a queste comunità, ma anche quel sacerdote che ha aiutato due giovani di questa parrocchia (lui stesso e il compaesano don Nicola Belli, ndr) a diventare preti”. E con loro, tanti altri seminaristi introdotti da don Renato a lavorare “nella vigna del Signore, quella dove il padrone paga bene”.
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