L'attenzione dell'Italia per la tratta di esseri umani è “insufficiente”. Lo denuncia il Consiglio d'Europa. Il fenomeno non è sufficientemente monitorato. Lo stesso organismo per la difesa dei diritti umani punta il dito anche contro la lentezza della giustizia italiana. A fronte, infatti, di migliaia di mercanti di schiavi, finiti sotto processo tra il 2009 e il 2011, le condanne sono state 14 nel 2010 e 9 nel 2011. Le persone assistite tra il 2011 e il 2013 risultano 4.530, dato stimato per difetto, tuttavia punta di un iceberg di un dramma ben più ampio.

Il traffico di persone umane risulta il terzo business internazionale più importante dopo il traffico di droga e di armi (dai 7 ai 12 miliardi di dollari secondo stime Onu e Oim). Annualmente coinvolge 4 milioni di persone di cui 500 mila nella Ue, oltre 30 mila in Italia. Il sex business, in tutte le sue componenti, si presenta come un mercato in forte espansione che non conosce crisi. E' prevalentemente legato ai flussi migratori che ha le donne quale elemento trainante. In Italia le cittadine provenienti dai Paesi della Ue sono più numerose dei cittadini: 68 maschi ogni 100 femmine. Il sesso a pagamento si associa nel più generale traffico di esseri umani, considerato un problema gravissimo da governi, agenzie e organizzazioni internazionali. Il Consiglio d'Europa in base alla Convenzione sulla lotta contro la tratta di esseri umani sottoscritta a Varsavia nel maggio del 2005, la considera “una violazione dei diritti umani, un'offesa alla dignità e all'integrità dell'essere umano”. Da Papa Francesco è definita ”una piaga nel corpo dell'umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo, un delitto contro l'umanità”. In Italia mancano meccanismi adeguati per l'individuazione delle vittime, così come è del tutto carente un piano d'azione nazionale. Alla denuncia di molti organismi di volontariato, tra i quali in via prioritaria la Caritas, s'aggiunge ora, in veste ufficiale, anche il Consiglio d'Europa.