In cinque giorni 800 migranti sono annegati nel Mediterraneo. Uno dei due ragazzi palestinesi superstiti, aggrappato ad un salvagente, ha resistito per 30 ore tra i flutti per raccontare la tragedia di 500 migranti lasciati affogare dagli scafisti dopo aver speronato il piccolo natante, al largo di Malta, sul quale si erano imbarcati sulle coste libiche, avendo come miraggio l'Italia. Dall'inizio dell'anno i morti, secondo fonti ufficiali Onu, sono 2.500, 2.200 da giugno. Dall'inizio dell'anno i migranti arrivati in Europa sono 130 mila. Erano 60 mila nel 2013. Il 50% ha chiesto asilo politico. Si tratta di un omicidio di massa”, di “una crisi umanitaria senza precedenti” secondo l'Unhcr, l'Alto Commissariato per i rifugiati dell'Onu. I naufràgi sono avvenuti tra la Libia e Malta. Ai soccorritori si è parato davanti un “mare di cadaveri galleggianti”. Per il reato di “strage” è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Catania. Sotto accusa gli scafisti e gli organizzatori della tratta, le varie mafie entrate in spietata concorrenza fra di loro, passando dalle minacce, all'uso delle armi da fuoco, all'arrembaggio per accaparrarsi la folla di disperati.
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano” ritiene possibile a partire dai primi di novembre il passaggio di testimone fra “Mare nostrum”, la missione italiana di salvataggio nel canale di Sicilia, e “Triton” di matrice europea. Ma la mancanza di fondi potrebbe rappresentare la zavorra, capace di impedire il decollo, dell'operazione paneuropea, secondo Frontex, l'agenzia della Ue che si occupa della collaborazione olre i confini degli Stati membri. Si scappa in massa dalla Siria e da Gaza, dalla Libia e dall'Iraq, dall'Ucraina. Per la portavoce in Italia dell'Unhcr, Carlotta Sami, si deve, onde evitare il ripetersi di tragedie, data la vastità del fenomeno (3 milioni sono le persone in fuga), provvedere al rilascio di permessi, ossia di visti umanitari per rendere legale e sicuro quest'esodo infinito. L'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, più conosciuto come il vescovo di Lampedusa, presidente della Commissione episcopale, ospite per ben due volte anche in Trentino dall'inizio dell'anno, per partecipare ad iniziative di solidarietà con i popoli in fuga, invoca “un'organizzazione diversa, scelte politiche diverse, un'Europa diversa”, in quanto non bastano più “le navi che pattugliano” e fa appello agli italiani dicendo: “guai a farci l'abitudine” all'indifferenza. L'Europa per Montenegro non ha ancora messo al centro l'uomo e ragiona solo in termini di economia.
Della crisi in Medio Oriente, in particolare di Siria, Iraq e Gaza, fucine di fuggitivi, si è occupata anche la Caritas Internazionalis in quest'inizio di settimana, a Roma, dove si sono riuniti i rappresentanti delle diocesi e degli organismi internazionali per la messa a punto di una strategia comune. La guerra in Siria, l'avanzata degli estremisti dello Stato Islamico (Is), la ripresa del conflitto in Iraq, l'attacco israeliano a Gaza, la scesa in campo di Usa e di una forza transnazionale anti-Is, hanno provocato nuove emergenze che vedono il coinvolgimento non solo delle zone interessate dalle violenze, con un flusso inarrestabile di sfollati interni, ma anche di paesi limitrofi. Il Libano accoglie oltre un milione e 600 mila di rifugiati siriani, la Giordania più di 600 mila, la Turchia supera gli 800 mila. Proprio a causa dei combattimenti in Siria, Paese sul quale incombono nuovi e peggiori bagliori di guerra, le persone bisognose di aiuto superano i 13 milioni. Cifre da capogiro per una disperazione infinita che colpisce soprattutto donne e bambini. La rete Caritas ha finora fornito aiuti in generi alimentari, medicinali, alloggi e scuola ad un milione di persone in Siria, Iraq e Gaza. Il sostegno della lotta contro Conferenza sulla sicurezza e la pace in Iraq, che si è svolta a Parigi, alla quale hanno partecipato Onu, Ue e Lega araba e 25 Paesi, anche arabi. L'Iran tuttavia si è messa di traverso negando la propria adesione alla richiesta di collaborazione americana. Pur fra i distinguo di Turchia ed Egitto, resta il comune impegno a sostenere il Governo di Bagdad “con ogni mezzo necessario”, inclusa l'azione militare. Si alza così il livello delle operazioni guidate dagli Usa in Iraq, mentre si prospetta, sul fronte opposto, un'alleanza tra Is e al-Qaeda. Ci si attende uno sprazzo di sereno dalla visita di Papa Francesco, domenica 21, a Tirana in Albania.
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