Padergnone. “Perché, come succede in altri territori trentini, non si pensa a una fusione con un altro comune? Perché non si uniscono le forze con un comune limitrofo?”. A sollevare questi e altri interrogativi sull'argomento è il gruppo consiliare “Percorso in Comune” in una mozione rivolta al sindaco Sommadossi di Padergnone lo scorso 1° settembre. Si sollecita il consiglio e la giunta comunale ad “avviare ogni possibile contatto con gli altri comuni in valle e in particolare con il comune di Vezzano”, quello più limitrofo, in una valle dei Laghi popolata da 10.700 abitanti, per dar vita a un unico soggetto istituzionale forte di un certo peso politico anche nei confronti della Provincia.
L’intento del gruppo di “creare un ente più grande, più competitivo e proiettarsi più sicuri verso il futuro” probabilmente anticiperebbe i tempi su quelle che da qui a breve potrebbero essere scelte imposte a tutte le municipalità trentine. Diversamente, le difficoltà di bilancio potrebbero pendere come una spada di Damocle sul capo del minuscolo comune che s’affaccia ai laghi di Toblino e S.Massenza. È “l’unica scelta possibile per il futuro”, scrivono nel documento sottoscritto da Isabella Pisoni.
Indubbio, alcuni vantaggi sarebbero collettivi: dai minori costi amministrativi alle maggiori risorse disponibili, dalla semplificazione burocratica alla comunione di mezzi e attrezzature fino alla possibilità per il personale dipendente di potersi specializzare in determinate competenze. Infine, la componente incentivante riconosciuta alle fusioni dall’attuale legge regionale. “Senza un’adeguata struttura organizzativa – si legge nell’atto – è difficile riuscire a fornire servizi efficienti alla comunità”.
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