L’appello dell’associazione “Una scuola per la vita”: “I somali non possono farcela da soli”
La guerra ventennale che ha provocato una delle maggiori popolazioni di profughi del mondo, la siccità seguita dal crollo della produzione agricola e dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari, la crisi economica mondiale che ha fatto calare sensibilmente i fondi destinati alle organizzazioni umanitarie: l'insieme di questi tre fattori rende esplosiva la situazione in Somalia. Il paese del Corno d'Africa “non può farcela da solo”, avverte Awes Abukar Awes, diplomatico dell'ambasciata somala a Roma. Più di due milioni di persone soffrono la fame e i profughi interni sono circa un milione. Il debole governo somalo, pressato da divisioni interne e dalle milizie filo-qaediste degli al Shabaab, non è in grado di affrontare la carestia che minaccia diverse zone del paese. E la situazione, avvertono le Nazioni Unite, è destinata a peggiorare nei prossimi mesi.
La conferma viene anche da “Madina Warsame”, organizzazione somala partner dell'associazione trentina “Una scuola per la vita”, che rivolge un appello ai trentini perché contribuiscano a una raccolta di fondi per la popolazione stremata delle regioni del Galgadud e nel Basso Shabelle.
“L’intervento che ci è stato richiesto riguarda all’incirca 25.000 persone”, spiega Maria Antonietta Felicetti, Presidente dell’associazione “Una scuola per la vita”. La crisi sembra peggiorare di giorno in giorno e ogni ritardo negli aiuti può essere fatale per migliaia di persone. “Si teme – aggiunge Felicetti – che possa provocare le conseguenze dell’altra grave carestia del 2011, o addirittura colpire con ancora maggiore gravità”.
Il partner locale “Madina Warsame” provvederà a fornire generi alimentari essenziali come riso, mais, farina, olio così da assicurare un pasto al giorno per almeno un mese a circa 2.500 famiglie.
Gli alimenti saranno acquistati in loco e distribuiti a 955 famiglie nel distretto di Gadon e a 765 famiglie nel distretto di Marergur, entrambi nella regione del Galgadud, dove l’associazione ha operato già in passato, nel 2007 e nel 2011, anno della carestia che causò la morte di oltre 250 mila persone, realizzando progetti di emergenza e due microazioni: la costruzione di un pozzo e di un ambulatorio. Nella regione del Basso Shabelle ad essere particolarmente colpiti sono stati gli agricoltori stagionali; qui “Madina Warsame” sosterrà circa 820 famiglie dei villaggi di Bulo Foglio, Harare e Bananey, dove sorge l’azienda agricola gestita dall’associazione.
“Una scuola per la vita” ha presentato richiesta alla Provincia autonoma di Trento di un contributo per l’emergenza, ben sapendo però che la situazione della finanza pubblica è quella che è. “Per questo – sottolinea la presidente Felicetti – rivolgiamo un appello ad enti, organizzazione e privati cittadini di aiutarci per poter dare un aiuto alimentare al maggior numero di persone possibile”. “Siamo di fronte a una grave emergenza umanitaria – aggiunge Sareeda Cali, fondatrice di “Una scuola per la vita” e presidente di “Madina Warsame” -, che colpisce un paese già stremato da una crisi di lunga durata, che si protrae, purtroppo, nell’indifferenza dell’opinione pubblica internazionale”. Prova a rompere questo silenzio l’appello di “Una scuola per la vita”. Per contribuire alla raccolta fondi conto corrente bancario e postale sono sul sito dell’associazione: www.unascuolaperlavita.org.
Lascia una recensione