L'ultima vignetta per noi, dedicata all'orsa Daniza, l'ha disegnata poche settimane fa in ospedale (poi colorata e speditaci da uno dei suoi tre amati figli) a dimostrazione della passione con cui collaborava con Vita Trentina. Paolo Del Vaglio ci ha lasciato sabato scorso a 86 anni, lasciando in tanti lettori ed estimatori in tutt'Italia un sentimento di nostalgia e riconoscenza: “Ci ha insegnato a guardare alla vita con il sorriso dell'umorismo cristiano”, hanno scritto in molti.
Decano degli umoristi cattolici in Italia con i suoi angioletti (e diavoletti) si era guadagnato un posto di primo piano anche nelle rassegne nazionali – vinse il prestigioso premio “Bordighera” – e internazionali, trasformando poi le sue strisce in apprezzati libretti editi da San Paolo.
Per 40 anni, fino a pochi mesi fa, ha collaborato con Avvenire ma anche con altre testate come Famiglia Cristiana e Nigrizia: il suo sguardo acuto sull'attualità e il suo inconfondibile tratto riuscivano quasi sempre a far scaturire una risata edificante.
Sei anni fa aveva accolto volentieri l'invito settimanale di Vita Trentina (per noi ha illustrato anche un libro di don Piero Rattin) e non aveva mai spesso di proporsi e di rispondere alle nostre richieste: “Con voi mi trovo molto bene – ci ripeteva spesso al telefono da Napoli – mi date delle tematiche impegnative, ma così mi tengo giovane”. Insegnante di lettere amato dai suoi studenti, durante l'estate apprezzava l'altopiano di Asiago in compagnia della cara moglie Bruna e scherzava sempre volentieri sulla “quarta età”. “Sono abbastanza sobrio, guardo all'essenziale – ci aveva confidato nell'intervista di Capodanno del 2009 a proposito della vecchiaia – Noi non siamo padroni del tempo, però dobbiamo tenerci pronti e sperare che ci sia ancora un tratto di strada da fare…”
Una fede roccioso e genuina, addolcita dalla capacità di sdrammatizzare gli avevano dato quasi un elisir di lunga vita: “Accettare gli acciacchi dell'età con pazienza… Non abbattersi subito. Per me una grande risorsa è l'umorismo, saper guardare alla vita col sorriso. E poi quando disegno, non mi sento l'età che ho”.
Spesso lo chiamavamo anche a poche ore dalla chiusura di Vita Trentina e in un lampo (“vediamo se mi viene qualcosa…” prometteva) riusciva a improvvisare la sua vignetta, accompagnandolo con un saluto cortese e riconoscente. Lo stesso con cui, assieme a tanti lettori di Vita Trentina, lo affidiamo ora alla compagnia dei suoi angioletti.
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