SOMMARIO: Benedetto porta in concerto a Trento, su invito di CL, il repertorio del padre Claudio: «Canto una presenza diversa»
Apertura in musica per l’Happening 2014 di Comunione e Liberazione: venerdì 12 settembre, al teatro parrocchiale di Povo, Benedetto Chieffo presenterà il suo CD intitolato “He is Here”. Il disco raccoglie alcune canzoni inedite di suo padre, Claudio Chieffo, cantautore di Forlì morto nel 2007.
Benedetto, cosa ricorda di quando era bambino e suo padre Claudio componeva le sue canzoni?
Me le faceva ascoltare tutte e mi chiedeva: ti piace? E mi piacevano. Sempre. E poi ovunque andassimo lui portava con sé la chitarra perché c’era sempre qualcuno desideroso di ascoltare le sue canzoni e c’erano sempre amici, vecchi e nuovi. Questo mi ha insegnato che la vita può essere spesa nella condivisione di una bellezza. E questo mi è sempre parso più interessante che stare sul divano davanti alla televisione.
Dove sta secondo lei la particolarità dei canti di suo padre?
Giorgio Gaber, al quale è dedicata la “Canzone del melograno” (tra gli inediti presenti nel mio disco) amava le canzoni di mio padre perché lo facevano “pensare”. Certe canzoni infatti dicono la verità di noi stessi, dicono quello per cui siamo fatti: quelle di mio padre sono soprattutto canzoni e ballate (come quelle di Guccini, di Bod Dylan), di un cantautore che racconta di sé, del proprio cuore e quindi dice dell’esperienza di tutti, del desiderio che ogni cuore umano ha: quello di vivere “una vita vera”, quello di amare senza essere falsi. Per mio padre una canzone è tale quando è una finestra aperta sul Mistero: così quando una persona che non si accontenta dell’i-Phone, o delle belle donne o di annebbiare le sue domande nel vino o in un qualche surrogato di felicità, sente le sue canzoni, avviene un incontro.
Perché ha deciso di cantare in pubblico le canzoni di suo padre?
Quando mio padre era ancora in vita mi ha chiesto di registrare le canzoni che non era riuscito ad incidere. In un primo momento volevo solo rispondere a un suo desiderio, poi il desiderio è diventato mio. Ci sono certe canzoni di mio padre bellissime, che hanno sentito solo in pochi e tanti anni fa, ma che vorrei far conoscere a tutti: ecco perché ho deciso di cantare Chieffo.
Un critico musicale, Paolo Vites, scrive che il filo rosso di tutte le canzoni di suo padre, comprese quelle del suo CD, è la malinconia. È d’accordo?
Vites è molto acuto: tutti abbiamo nel cuore una nostalgia, la nostalgia di un luogo, una casa a cui tornare, in cui possiamo essere amati così come siamo, senza dover cambiare tutto di noi stessi. La malinconia nasce dall’accorgersi che questa casa non l’abbiamo raggiunta ma c’è e ciò che vogliamo è tornarvi ed essere abbracciati da Dio. Il titolo del mio disco, “He is Here”, che è il titolo di uno degli inediti, vuole dire questo: Dio è qui, e cioè è qui chi ci ama davvero, come ci ricorda sempre Papa Francesco. Mio padre è morto, non è più presente come prima, mi manca, eppure quello che attraverso le sue canzoni ha dato e continua a dare a tutti i suoi figli (credo siano migliaia) è la testimonianza della presenza di Dio nella nostra vita: la famosa carezza del Nazareno auspicata in un articolo di pochi anni fa da Enzo Jannacci.
Il suo concerto apre l’Happening 2014 di CL, dedicato al fatto che una persona rinasce solo se incontra una “presenza diversa”. Cosa lega a questo tema le canzoni che canterà?
Tutte le canzoni di mio padre nascono da un incontro con una persona, sono dedicate a una persona: molte a don Giussani e a don Francesco Ricci, due sacerdoti che, quando aveva 16 anni, gli fecero riscoprire il gusto della vita, altre a mia madre, altre ancora ad amici la cui vita era stata cambiata dall’incontro con l’umanità di Cristo. E grazie a Dio persone che vivono così la vita ce ne sono anche oggi e io desidero stare con loro e seguirle. Perché se non decido di seguirle io non riprendo in mano la mia vita, ma continuo a guardare il mio ombelico. Papa Francesco non è forse una “presenza diversa”?
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