Il tentativo di una ricerca di quanto sta accadendo anche lontano: premio ad un regista del Kenya
«Sono la primogenita e voglio continuare ad essere la prima!» Potesse parlare la Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia, all’inizio di questa 71° edizione, vorrebbe ribadire l’intenzione di difendere il primato con film prestigiosi, bravi registi e attori di indiscussa bravura.
«Sarà un festival di scoperta e di ricerca – secondo il presidente Baratta – il sensore del mondo che amplifica ciò che sta accadendo nel male e nel bene». Molti i film di guerra e altri tratti da opere letterarie, accanto a storie biografiche; poche commedie a favore di noir e thriller.
La sezione “Giornate degli Autori” è stata inaugurata dal finlandese Essi sono scappati, e dal più atteso One on One (Uno su Uno) del sud coreano Kim Ki-duk già Leon d’oro nel 2012 con Pieta. Mentre il primo si perde in un poco convincente lirismo surrealista supportato da una sceneggiatura scadente, il secondo è l’esasperata constatazione che il denaro e il potere sono i dominatori dell’attuale società cui nessuno può sottrarsi.
Anche il “Concorso” parte da una riflessione sulla decadenza culturale e la caducità della vita: il raffinato Birdman del messicano Alejandro Gonzalez Inarritu (in italiano Le imprevedibili virtù dell’ignoranza), con Michael Keaton e Edward Norton, si mette in prima fila per il Leone d’oro. Insieme a lui lo sconvolgente Lo sguardo del silenzio dell’americano Oppenheimer, sugli squadroni della morte del despota Suharto che torturarono e fecero sparire nel macabro silenzio dei fiumi dell’Indonesia oltre due milioni di persone.
L’iraniano Makhmalbaf con The President – nella sezione “Orizzonti” – si adopera, invece, attraverso la tenerezza simbolica di una fuga, ad alimentare la cultura della non violenza contro ogni dittatura, devastatrice dei nuclei famigliari e di ogni contatto d’amore.
Tra le manifestazioni collaterali, anche quest'anno verrà consegnato il premio “Città di Venezia” istituito per promuovere i registi di territori svantaggiati dal punto di vista tecnico ed economico. È stato scelto The First Grader (La scuola elementare) del regista Justin Chdwick (Kenya) che narra con tatto e passione profonda una storia autentica di democrazia, la battaglia di un anziano ex combattente per ottenere il diritto di frequentare la scuola.
(ha collaborato Farida Monduzzi)
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