La Giunta provinciale, d'intesa con le parti sociali, ha previsto gli stanziamenti per i redditi di attivazione a favore di 36 mila disoccupati
“Come dice il termine stesso – reddito di attivazione – si tratta di uno strumento per attivare nei disoccupati una ricerca decisa di un nuovo lavoro e quindi ci proponiamo anche di vigilare per non favorire atteggiamenti lassi, di opportunismo e di passività”. Così l'assessore alle politiche economiche Alessandro Olivi ha riconosciuto la chiave della minor o maggior efficacia del provvedimento assunto lunedì 25 agosto nella lotta alla disoccupazione. Al reddito di attivazione, una nuova forma di ammortizzatore sociale che va a integrare le indennità statali come Aspi e miniAspi, la Giunta provinciale annette grande importanza, presentandola come “la più importante misura degli ammortizzatori sociali messa in atto in Italia che migliora ed anticipa la legge statale.
Un provvedimento che riguarda le tre categorie più in difficoltà (si veda la scheda) e che è stato concordato con le parti sociali da qualche anno. “E' un provvedimento di enorme importanza – è stata la dichiarazione congiunta dei responsabili provinciali di CGIL (Franco Janeselli), CISL (Lorenzo Pomini) e UIL (Gianni Tomasi) – perché, attuando concretamente una delle misure previste dalla delega degli ammortizzatori sociali dallo Stato alla Provincia autonoma di Trento, si allargano le tutele per chi si trova temporaneamente senza lavoro”.
Difficile stimare quanto arriverà in media nelle tasche del singolo lavoratore (dipende dal periodo di disoccupazione e dall'indennità statale già percepita), ma la media indicata è dai 400 mila ai 3 mila euro. Definito è invece lo stanziamento complessivo di 28 milioni per i tre anni, aumentato di 7 milioni rispetto alla prima stima: “Li abbiamo ricavati dal “risparmio” derivante dalla mancata riduzione dell’addizionale IRPEF nel 2014 – ha osservato Olivi – accogliendo la richiesta formulata da alcune parti sociali di spostare le risorse finanziarie per la riduzione dell’addizionale IRPEF sulle politiche del lavoro.
Chi deciderà sui soggetti ammessi al “reddito di attivazione” sarà l’INPS in base a criteri oggettivi e alla conoscenza della “storia occupazionale” dei lavoratori. Come sarà possibile evitare “furbizie”? Lorenzo Pomini, segretario CISL rispondeva martedì ai microfoni di radio Trentino in Blu che “l’esperienza anticrisi avviata fin dal 2009 con l’Agenzia del Lavoro ci consente di dire che non troveranno spazio le persone che vogliono approfittare ingiustamente di questi importanti strumenti. Essendo lavoratori che hanno già cercato un intervento statale possiamo dire che i controlli su di loro sono già avvenuti a monte di questa nuova misura”.
Per Pomini – ma anche per gli altri colleghi – “il vero impegno continuo deve essere sul fronte delle politiche attive, affinchè le persone che godono del reddito di attivazione siano aiutate a trovare lavoro più velocemente possibile, arrivando così a riconquistare anche la loro dignità sociale”.
(ha collaborato Antonella Carlin)
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