Le riflessioni dei diaconi permanenti in ritiro spirituale]
Dal 16 al 19 luglio i diaconi permanenti della diocesi, con alcune mogli e figli, e con i candidati e aspiranti al diaconato, si sono ritrovati a Villa Moretta di Costasavina (Pergine Valsugana) per il loro ritiro spirituale annuale. Gli esercizi sono stati tenuti dal diacono Francesco Armenti proveniente dalla diocesi di San Severo (FG), sul tema: “Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore mio Dio” [Ger 31,18
. – “Ministri dal cuore nuovo e dalle braccia aperte per annunciare la misericordia del Padre”.
In ogni giornata trascorsa a Villa Moretta, ci sono stati momenti di spiritualità intensa e di comunione fraterna, in particolare l’adorazione eucaristica di giovedì 17, la “Via Crucis” del venerdì e l’incontro con il vescovo mons. Luigi Bressan al vespro di giovedì con la successiva condivisione della cena in convivialità fraterna, in semplicità e senza formalismi.
Il diacono Francesco Armenti ha organizzato il percorso delle sei meditazioni in programma per gli esercizi spirituali, trattando i temi del Peccato, della Misericordia e della Conversione, sempre partendo dalla Parola di Dio. Il diacono Francesco ha fortemente sottolineato come il peccato e il male non sono stati creati da Dio ma nascono soprattutto dalla libertà dell’uomo; ha detto che non esiste un dualismo tra il bene e il male, ma esiste il dualismo tra il bene (voluto da Dio) e la libera scelta dell’uomo. Dio non crea il male ma lo subisce. È necessario avere la consapevolezza del nostro peccato; in questo modo il peccato può diventare un momento di grazia se, riconoscendolo, andiamo verso la conversione. Per questo motivo non dobbiamo neppure giudicare un fratello, perché non sappiamo la consapevolezza che lui ha del suo peccato. Come il Padre, nella sua infinita misericordia, ci dà sempre una possibilità di ricominciare daccapo perdonando la nostra colpa, anche noi, come diaconi ma anche come semplici cristiani, dobbiamo sempre dare questa possibilità al fratello che cade nell’errore.
Il fatto che nel cap. 3 del libro della Genesi si parli della presenza del serpente, ci deve far comprendere che il peccato non viene solo dall’uomo, ma esiste una forza estranea che lo stimola; una forza che tenta, che illude l’uomo a ricercare una felicità che si rivela effimera ed inconsistente. L’uomo deve prendere coscienza dell’esistenza del maligno e deve essere vigilante perché questa forza esterna si può e deve combattere con le solite armi: la preghiera, la confessione, l’Eucarestia, il rosario.
La reazione di Dio al peccato è una reazione di rifiuto. Dio rifiuta il peccato ma, contemporaneamente, perdona ed riaccoglie il peccatore. Nella parabola del “Padre misericordioso”, Gesù ci mostra un Padre che, vedendo il figlio che torna a lui, gli corre incontro e lo perdona ancor prima che quest’ultimo gli chieda scusa dei suoi errori e delle sue colpe; lo perdona senza chiedergli nulla. Anche i profeti annunciano la fedeltà misericordiosa di Dio mettendola a confronto con l’infedeltà dell’uomo; tuttavia l’amore, la misericordia, la fedeltà di Dio prevalgono sempre, perché Dio è altro rispetto all’uomo, Lui è grande nell’amore e fedele a sé stesso: “Io sono Dio e non uomo”.
Nella pienezza dei tempi, la misericordia del Padre si manifesta nel suo figlio Gesù. I Vangeli ci presentano Gesù in continua lotta contro il male; Cristo condanna il peccato perché impedisce all’uomo il contatto con Dio. Il peccato impedisce la santità, ma la santità non è senza peccato, esso infatti è insito nell’uomo. Il santo ha la grande capacità di vivere la fede in Dio e nella sua misericordia.
La novità del nostro credere è che Gesù annuncia il perdono e prende sulle sue spalle il peccato dell’uomo; non solo annuncio quindi, ma anche azione concreta (e dolorosa). In questo modo Gesù rende visibile la misericordia di Dio (denuncia del peccato e perdono del peccatore). Anche noi, comportandoci da cristiani, non possiamo vivere bene e in pace senza “disturbare” Satana; il cristiano deve denunciare e combattere il peccato, restando però sempre aperto alla riabilitazione del peccatore. Si deve accogliere e accompagnare, senza giustificare il peccato.
La misericordia e il perdono di Dio si rendono presenti nella Chiesa. Si ottiene il perdono di Dio solo attraverso la Chiesa e, questo, per volontà di Cristo stesso.
Il perdono deve essere accolto, per poi diffonderlo e darlo ai fratelli. “Per-dono” è un dono che non si può tenere solo per sé stessi, ma lo si deve condividere e ridonare; il perdono fraterno è una risposta umana al perdono di Dio; è anche sottomissione, fiducia in Dio (io perdono perché Lui perdona). Il perdono dà serenità perché ci si sente amati. È solo nella profonda consapevolezza e gratuità del perdono che si può intraprendere un percorso certo, impegnativo ma consapevole e duraturo di conversione.
Noi diaconi, riconoscendo che il corso di esercizi spirituali è stato un momento di grazia perché in esso abbiamo potuto incontrare il nostro Signore, ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile e piacevole questi giorni di spiritualità, in particolare il diacono Francesco Armenti, don Giulio Viviani, il nostro arcivescovo Luigi per la sua visita e disponibilità, i lettori e le lettrici, i due chierichetti Vittorio ed Emanuele, il coro, l’organista e l’Istituto delle Sorella della Misericordia, che ci ha ospitato.
Paolo Zandonati*
*diacono
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