Nel Molise segnato dalla disoccupazione il Papa sabato ha privilegiato i temi del lavoro. I suoi incontri con i più bisognosi, secondo lo stile “della prossimità”
Un pranzo semplice alla mensa della Caritas, chiacchierando con poveri e immigrati. Poi un incontro con alcuni giovani ammalati e, senza telecamere, la visita ai detenuti della Casa circondariale.
Queste soste, come già era avvenuto a Cassano all'Jonio poche settimane fa, hanno caratterizzato l'intensa visita di Francesco sabato scorso in Molise, nella diocesi di mons. Bregantini. Un'ulteriore testimonianza di come il Papa argentino voglia privilegiare “le periferie esistenziali” anche nei programmi nelle sue visite-pastorali lampo. Sono i viaggi “della prossimità”, della cercanìa, come ha spiegato su Avvenire la giornalista sua amica Stefania Falasca, perchè “tutti si svolgono secondo i dettami della “cultura dell’incontro” e tutti, scandite dal tempo dedicato alle multiformi povertà, indicano quelle che sono le scelte prioritarie, privilegiando costantemente gli ultimi, i detenuti, gli ammalati, gli anziani, i giovani”.
Lo studente agricoltore
Nei suoi testi “corretti a braccio”, Francesco ha trovato parole di bruciante attualità. Subito, all'Università di Campobasso, ha voluto affrontare il tema del lavoro cogliendo lo spunto da un agricoltore iscrittosi ad Agraria: “Il restare del contadino sulla terra non è rimanere fisso, è fare un dialogo, un dialogo fecondo, un dialogo creativo. E' il dialogo dell'uomo con la sua terra che la fa fiorire”. Di qui il tema della salvaguardia del Creato e l'indicazione del “peccato nostro”: “sfruttare la terra e non lasciare che lei ci dia quello che ha dentro, con il nostro aiuto alla coltivazione”.
Famiglia e domenica
Molto “citato” anche dai media laici il richiamo del Papa alla necessità di “conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia”: Francesco ha confidato di aver spesso chiesto da confessore ai genitori se sanno perdere tempo a giocare con i loro bambini… “Questo è un punto critico che ci permette di valutare la qualità umana del sistema economico in cui ci troviamo”, ha commentato il Papa, sollevando esplicitamente il tema della domenica libera dal lavoro, “eccettuati i servizi necessari”. A questo proposito ha detto che “forse è giunto il momento di domandarci se quello di lavorare alla domenica è una vera libertà…”.
Pane e dignità
Poi, il dramma della disoccupazione. Che non è solo problema di “non avere necessario per vivere”, ma anche di “dignità” da difendere: “Tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali, un “patto per il lavoro” che sappia cogliere le opportunità offerte delle normative nazionali ed europee”.
Generazione Né-Né
Sul lavoro il Papa è tornato a parlare nel pomeriggio rivolgendosi ai giovani molisani riuniti in oltre 20 mila Castelpetroso in un clima da “piccola GMG”. “E’ triste trovare giovani che né lavorano, né studiano – ha detto dimostrando di conoscere bene l’etichetta della generazione “net” – quella del lavoro è una sfida che noi tutti comunitariamente dobbiamo vincere, altrimenti rischiamo di perdere una generazione di giovani che non possono sentire la gioia che nasce da un lavoro dignitoso”.
Camminare, non girare
“Un giovane non può stare fermo!” aveva esordito il Papa, cercando di infondere coraggio e fiducia. “Camminare – aggiungeva – indica andare verso qualcosa, perchè uno può muoversi e non essere uno che cammina, ma un errante che gira, gira, gira per la vita…Ma la vita non è fatta per “girarla”, è fatta per “camminarla”, è questa è la vostra sfida!”. Ma visto che “da soli non possiamo farcela”, ma ecco l'invito finale a farci accompagnare da Gesù nel cammino nella consapevolezza che “Dio non si stanca di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono, ma Lui perdona sempre, tutte le volte che glielo chiediamo”.
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