Per il card. Schönborn, tutti gli sforzi per l’integrazione europea sono in fondo il tentativo di elaborare le conseguenze di quel conflitto
Vienna – “Uno spargimento di sangue senza senso”: così l’arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn ha descritto sabato scorso la guerra che papa Benedetto XV, nell’agosto 1917, aveva già definito “inutile strage” attraverso una lettera indirizzata “ai capi dei popoli belligeranti”.
Nel corso della messa celebrata a St. Pölten in suffragio dell’arciduca Francesco Ferdinando e della duchessa Sofia, rimasti vittime dell’attentato di Sarajevo di un secolo fa, l’arcivescovo è stato chiaro: “Non c’è nulla da glorificare, è stata una tragedia indescrivibile”, “la catastrofe primigenia”, causa di tutte le peggiori catastrofi del 20° secolo, all’origine “della Rivoluzione d’ottobre del 1917, del nazionalsocialismo e della Seconda guerra mondiale”.
Un tema che Schönborn aveva già affrontato dieci giorni prima a Mariazell, a conclusione dell’assemblea della Conferenza episcopale austriaca. Tutti gli sforzi per l’integrazione europea, aveva detto, sono in fondo il tentativo di elaborare le conseguenze di quel conflitto. I motivi della Grande Guerra vanno ricercati naturalmente già nell’800 e nel dilagare, in Europa, dei nazionalismi e dell’ideologia della razza, fenomeni che il cardinale ha definito “idolatrici”. Tuttavia anche dalla negatività dell’immane tragedia è nato infine qualcosa di buono. Ad esempio le molte iniziative per la pace e il movimento ecumenico che si dà da fare per riunire le chiese cristiane sono frutti della Prima guerra mondiale.
Ogni singolo cristiano, ha detto ancora l’arcivescovo di Vienna, è chiamato ad operare nel suo ambiente per la pace e la riconciliazione: “Non potremo determinare la fine delle violenze in Iraq, in Siria o in Ucraina. Però possiamo far entrare la pace nel nostro cuore e farcene portatori”.
Intanto nel centro di Vienna, per iniziativa del Museo per la Pace, a ricordo del centenario della morte di Bertha von Suttner (premio Nobel per la Pace, morta pochi giorni prima dell’attentato di Sarajevo), si aprono finestre che raffigurano gli “eroi” che hanno saputo lavorare nel senso del dialogo e della riconciliazione. Le “Windows for peace” raffigurano il Mahatma Gandhi, Nelson Mandela, il Dalai Lama oppure i papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Nella lista degli “eroi” pubblicata dal Museo viennese troviamo figure come Gesù Cristo e Buddha, accanto a pensatori come Immanuel Kant ed Erasmo da Rotterdam, a martiri come Franz Jägerstätter, Dietrich Bonhoeffer e Anne Frank, a scienziati del calibro di Albert Einstein, Viktor Frankl e Andreij Sacharow, a famosi musicisti e a tanti altri. Malgrado il poco tempo passato dalla sua elezione, c’è anche papa Francesco, per i suoi sforzi nel lanciare ponti tra uomini di diversa cultura e religione e per il suo impegno contro (e per) la povertà.
I ritratti delle varie personalità appariranno nei prossimi mesi anche in altre vie della capitale austriaca. Nelle intenzioni dei responsabili del Museo, facendo memoria degli atti di questi eroi della pace, più o meno noti, le persone potranno essere ispirate “ad impegnarsi in prima persona per la pace e la tolleranza”.
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