Dopo il voto, i commenti post-elettorali, gli incontri e le prime importanti nomine, è finalmente arrivato il tempo dei fatti per l'Unione europea. Basta ciance. Dire che è stata garantita la continuità in questi mesi di interregno è una falsità. Sul vuoto di molte mancate scelte si è creato un abisso che va colmato con la massima sollecitudine.
Certo la macchina burocratica ha fatto del suo meglio per la normale amministrazione. Ma è mancata la politica, mentre si susseguono gli scandali dei politici, dentro e fuori i confini europei. E' ora di dire basta. Il popolo ha emesso il suo verdetto nel segreto delle urne. Gli eletti, per la responsabilità che compete loro, per il rispetto che devono nutrire nei confronti delle istituzioni, nate prima della loro elezione, grazie all'intuizione di statisti di vecchio stampo, usciti dall'immane tragedia di due guerre mondiali, cresciute con il contributo di partiti e leader comunque di grande profilo, deficitarie sì su molti fronti, spesso antagoniste con i poteri nazionali o succubi di lobby faziose, ora devono mettersi al lavoro sul serio. Al bando il frasario da bacchettoni, agli show che non sono più di moda neppure nei cabaret o in piazza. Ognuno risponda pure alla propria coscienza, salvaguardando così un sacro principio della morale, ma anche alle richieste del bene comune che non è né di campanile, né di metropoli, né di regione, ma global.
L'Italia si aspetta Matteo Renzi che ha inaugurato il semestre italiano ai vertici della Ue, a difendere l'Italia che non è solo “mafia”, come ha dichiarato Grillo, e a spronare l'Europa che non è ancora “fallita”, per restare nel gergo grillino. Mercoledì 3 giugno è stato il giorno del premier italiano al Parlamento Ue a Strasburgo, che pur si è dato un gran da fare in questi mesi per dirimere vertenze, ricercare consensi, alleanze e convergenze di programmi che devono rappresentare l'impegno comune per il futuro. “Prima i programmi – ha ripetuto – e poi i nomi”. Così è stato. Ora che ci sono anche le nomine dunque vanno accelerati decollo e cammino da fare. Crescita e occupazione sono le parole chiave in cima alla nuova agenda comunitaria renziana, flessibilità nell'adozione delle regole sul deficit, ed ancora immigrazione.
L'urlo disperato dei profughi e dei naufraghi, annegati o salvati, arriva a Dio – ha gridato un poveraccio di fronte al perpetuarsi dei tentativi di fuga. Ed ancora sburocratizzazione, scuola e ricerca, energia, politica estera, tutela del territorio. E' tempo di mettere giù le regole e di dettare le linee per un impegno chiaro e verificabile sulle riforme. Il presidente del Consiglio ha avuto modo di ribadire, che non è venuto a chiedere o rivendicare qualcosa per l'Italia, “ma a portare una storia straordinaria e un futuro all'altezza del nostro passato”, indicando la strada di una speranza e di un sogno, concreti, contro i disfattismi, gli egoismi nazionali e i populismi. “Senza crescita, Ue non ha futuro”. “Non chiedo scorciatoie”. “Europa è solo con Gran Bretagna”.
L'esordio degli euroscettici una bruttura nella seduta inaugurale di martedì. Renzi nel suo discorso di circa 20 minuti, pronunciato a braccio alle 15, interrotto per 7 volte dagli applausi, più uno finale, ha dichiarato che sono necessari “coraggio e orgoglio” contro un Europa dal volto segnato dalla “stanchezza e dalla noia”. Annotiamo ora, giorno e contenuti perché possano costituire un preciso riferimento da memorizzare. “Sarà bello sfidare l'avvenire insieme” – ha detto, rivolgendosi alla “generazione Erasmus”, ovvero ai giovani e non solo – sottolineando che quelli della sua età considerano l'Europa, ”non un frutto dei padri dato in dono per sempre, ma come una conquista da rinnovare ogni giorno”, “luogo di speranza”. Il che ha fatto dire ad un parlamentare di lungo corso: “è una svolta”.
L'avvio del semestre italiano coincide con l'inizio dei lavori del Parlamento. Le linee guida spetteranno al presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy, che non potrà non tener conto delle osservazioni di Matteo Renzi. Ci vorranno parecchie settimane prima che la nuova Commissione, l'organismo chiamato a promuovere e tutelare l'interesse pubblico europeo e quindi il valore aggiunto europeo in tutte le politiche, sia formata. C'è solo da augurarsi una Commissione forte per far prevalere politiche europee incisive sugli interessi nazionali, con molti governi nei pasticci propri, non solo per una politica volutamente recessiva, e nell'ambito di un rilancio delle politiche di crescita nel quadro europeo.
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