Le Feste Vigiliane, in questo 2014, hanno avuto una taratura religiosa particolare per i vari giubilei che hanno coinvolto i vertici delle diocesi di Trento, Bolzano ed Innsbruck, tutte legate alla figura del terzo vescovo di Trento, San Vigilio. Luigi Bressan ha festeggiato il suo essere nella Chiesa come prete e vescovo, Ivo Muser e Manfred Scheuer si apprestano a celebrare i 50 anni dalla costituzione delle rispettive diocesi.
Si tratta di un territorio, il vecchio Tirolo, che oggi si autodefinisce Euregio, che da tempo è alla ricerca di obiettivi e strategie condivise per raggiungerli, data la consonanza di aspettative e di situazioni e più di mille anni di storia in comune. Cent'anni anni fa ha visto i bagliori di una guerra che via via ha portato alla decomposizione dell'unità territoriale, geografica, politica e a partire dagli anni Sessanta del 1900, anche di quella ecclesiastica. Con il riferimento a quest'ultima data, soprattutto, l'invito di Bressan a presiedere la Messa pontificale a Manfred Scheuer dimostra il cammino straordinario effettuato dalle tre comunità ecclesiali in mezzo secolo di storia nonostante gli steccati, eretti dalla politica e dai conflitti interetnici, fortunatamente blanditi da intese, che hanno accentuato una visione basata sui campanili. I tre vescovi sono soliti incontrarsi sovente per un confronto tra organismi di curia e rappresentanze di base delle organizzazioni cattoliche. Bressan tuttavia nel breve saluto di benvenuto ha confermato il superamento di ogni linea, anche immaginaria di separazione rivolgendosi all'ospite con un: “Auch hier in Trient sind Sie su Hause (anche qui a Trento Lei è a casa sua)”. E mons. Scheuer nell'omelia dalla cattedra di San Vigilio, si è rivolto ai fedeli del Trentino e agli altri tre vescovi presenti (con Bressan, Adriano Tomasi, trentino e Raùl Chaul, entrambi vescovi di Lima in Perù), come alla gente che frequenta il Duomo di Innsbruck, evidenziando temi che sono comuni di tutta la Chiesa. Ha citato ripetutamente il pensiero di Papa Francesco sulle “periferie” e sugli “scarti”, ovvero gli emarginati di qualsiasi condizione sociale, razza e religione. Ma ha sollecitato i presenti a riflettere e a dare conseguenti e coerenti risposte alla domanda di Dio ad Adamo dopo il peccato. “Adamo, dove sei?” e “Caino dove è tuo fratello?”. La cultura ricca, per Scheuer, fa pensare solo al proprio tornaconto rendendo insensibili alle grida degli altri, che portano all'indifferenza, o peggio ancora alla globalizzazione dell'indifferenza specie nei confronti di chi fugge e chiede aiuto e asilo che vengono negati. Quella che si è vista in Cattedrale è una Chiesa ben diversa di quella celebrata dalle cronache 50 anni fa. Il 10 settembre 1964 Vita Trentina, dava notizia della cerimonia di “esecuzione” delle due Bolle per la nuova sistemazione delle Diocesi di Trento e di Bolzano – Bressanone, a Venezia davanti al card. G. Urbani, e del “solenne ed affettuoso incontro di commiato e di benvenuto con il clero trentino incardinato nella nuova diocesi di Bolzano – Bressanone tra l'arcivescovo Alessandro Maria Gottardi e mons. Giuseppe Gargitter, ripartizione che ha portato, l'erezione a diocesi di Innsbruck. E' stato lo stesso Bressan ad annunciare al termine della cerimonia vigiliana, l'arrivederci tra i presuli, nelle due diocesi consorelle a settembre e dicembre.
Erano gli anni del Concilio Vaticano II, del viaggio di Papa Paolo VI in India e delle trattative in campo politico per sciogliere i nodi dell'Alto Adige-Suedtirol, definito “groviglio” dallo stesso settimanale del 24 settembre. Ai problemi altoatesini dedicava l'intera prima pagina indicando come “via sicura” per uscire “dal groviglio attuale” lo spirito di comprensione, lo spirito di giustizia, di fiducia e di rispetto, lo spirito di sincero amore da parte di tutti, ma in particolare di “ogni persona investita di specifica responsabilità pubblica”, resistendo ad ogni provocazione, ispirandosi ai “quattro grandi fulcri” di ogni pacifica convivenza fra i popoli indicata da Papa Giovanni XXIII: “verità, giustizia, libertà, amore”.
La presenza dei due vescovi peruviani in Duomo, oltre all'insistenza sul concetto di missione da parte di Scheuer porta al ricordo della consacrazione a vescovo, 50 anni fa a Levico Terme, da parte del card. Giovanni Landazuri Richts, primate del Perù alla presenza di una dozzina di vescovi, il giorno di Ognissanti di Marco Libardoni, figlio di un mugnaio del luogo, degli Oblati di San Giuseppe, missionario in Perù, nominato vescovo di Huari, morto prematuramente. Nell'omelia Landazuri diceva di aver conosciuto Libardoni a Lima in una piccola parrocchia della periferia, definendo la città “una grande metropoli che come ogni metropoli ha la sua periferia che non gode del benessere e della comodità del centro”. Sono coincidenze che si rincorrono, rendendo attuale il passato e appassionato il presente.
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