Come “regalo” del Comune a mons. Bressan martedì 24 giugno in Duomo alle 20.30 l'oratorio di don Marco Deflorian con testi di don Fortunato Turrini
Vuole essere l'omaggio della città di Trento a mons. Luigi Bressan per il suo triplice giubileo l'oratorio di San Vigilio proposto in Cattedrale a Trento martedì 24 giugno, alle 20.30. Si tratta di un'opera eseguita da 150 persone che segue gli oratori dedicati da don Marco Deflorian a Giovanni Battista, Rosmini e Paolo di Tarso.
Il testo dello storico don Fortunato Turrini, tradotto in note con l'ausilio del computer da don Marco, ha coinvolto in occasione delle Feste Vigiliane circa 150 persone: un centinaio di coristi da Rovereto, Villazzano e Martignano e venticinque orchestrali saranno diretti dal maestro Stefano Chicco, direttore de “I Minipolifonici” di Trento. Si aggiungono undici solisti e un quintetto vocale.
Il racconto della vita del vescovo Vigilio sarà interpretato anche da nove ballerini del gruppo “Amici dell'operetta” di Rovereto, mentre un filmato proiettato su uno schermo aiuterà a comprendere meglio le vicende del grande evangelizzatore del Trentino, morto nel 400 d.C. mentre stava predicando in Val Rendena.
La vita di san Vigilio è ricostruita in versi in base ad elementi storici. Nel preludio lo attende la madre, santa Massenza. Anch'ella, come il figlio, deve fare un percorso di maturazione per raggiungere la santità. Inizialmente, infatti, vorrebbe il figlio per sé e sogna sul suo futuro, ma alla fine comprende che non le appartiene. “A Roma, eri ancor piccino, vedevo in te il mio futuro, sognavo in te la mia vita”, esordisce Massenza. Ma poi capisce che Dio ha un altro progetto su quel bimbo, “pensoso, non dedito ai giochi” e “studioso oltre ogni dire”. E così il giovane va ad Atene per studiare, ma quando rientra Roma gli sta stretta. L'ambiente romano è ambiguo, ha accolto il messaggio del Vangelo fino ad un certo punto. “L'incenso profuma le chiese, risplende dovunque il mosaico, ma quanto è profonda la fede?”, scrive don Turrini. Sant'Ambrogio, vescovo di Milano, cerca un giovane con cuore generoso che vada ad annuciare la Parola di Cristo al gregge disperso sui monti e nelle valli alpine. Vigilio sente da lontano la voce di Ambrogio: “Vieni – mi grida – ho bisogno di te per allargare la tenda di Cristo!”. E parte, lasciando tutti gli affetti a Roma. Sant'Ambrogio lo nomina terzo vescovo di Trento, dopo Giovino e Abbondanzio. Ma la missione è dura, i territori vasti da percorrere, le genti ancora schiave dei falsi dei. Così riceve l'aiuto di Sisinio, Martirio ed Alessandro. I martiri anauniensi tengono in mano il loro simbolo: la chiave, il libro e il calice. Alla fine è per tutti il percorso di santità, si ritrovano in Paradiso, nella gloria di Dio: Ambrogio in abito bianco, Vigilio e i tre martiri cappadoci in rosso e Massenza in oro.
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