Il processo di pace in Colombia è giunto a una fase decisiva. Fanno ben sperare le prime dichiarazioni del rieletto presidente Juan Manuel Santos, lo conferma ai microfoni di radio Trentino inBlu Jairo Agudelo Taborda, direttore della Scuola Latinoamericana di Cooperazione e Sviluppo dell’Università San Buenaventura di Cartagena, a Trento per parlare alla Facoltà di Giurisprudenza del ruolo della comunità internazionale nel conflitto colombiano, ma anche per rinsaldare i rapporti con l’Accri, associazione che con la colombiana Idla ha realizzato un progetto nell’ambito del disagio minorile. “La Colombia sta vivendo un momento storico”, afferma Taborda. “Santos si è giocato tutta la campagna elettorale investendo sul processo di pace; lo sconfitto al ballottaggio (Oscar Ivan Zuluaga, ndr), che aveva vinto al primo turno sia pure per una manciata di voti, avrebbe stroncato il processo di pace”.
Mai il dialogo verso la pace, spiega Taborda, è arrivato così vicino a una soluzione positiva, come in questo momento. “Dei cinque punti in discussione, tre sono già stati oggetto di accordo. Perdere quest'occasione vorrebbe dire tornare indietro di sessant'anni”.
Ciò non significa automaticamente la risoluzione dei problemi, osserva con realismo. “Ma ora ci sono le condizioni minime per costruire la Colombia che vogliamo. Ci saranno tante riforme istituzionali da fare, alcune delle quali frutto diretto degli accordi di pace. E soprattutto ci sarà il bisogno di intensificare la cultura della pace”. Proprio come si propone la Scuola Latinoamericana di Cooperazione e Sviluppo, in una delle zone più violente della Colombia che è Cali, dove l’Accri, con l’ong Coopi e l’Università di Trento, per far crescere la cultura della pace ha promosso un progetto di prevenzione del consumo delle droghe tra i giovani e delle gravidanze tra le minori. “Nella misura in cui offriamo alternative ai giovani togliamo manovalanza agli attori armati e ai ‘signori della guerra’, che reclutano i giovanissimi proprio da queste situazioni vulnerate”, afferma Taborda, che per questo suo impegno è stato in passato più volte minacciato. “Ma noi continuiamo a credere e a scommettere sulla formazione e sull’offerta di alternative ai giovani, in modo tale che vedano oltre l’orizzonte immediato possibilità di legalità e di pace”.
A spingere all'ottimismo è anche il mutato contesto geopolitico latinoamericano, dove in molti Paesi transitati alla democrazia è oggi al potere chi ha avuto il coraggio, osserva Taborda, di deporre le armi, rinunciando alla guerriglia: “Penso a José 'Pepe' Mujica in Uruguay, all'ex presidente Funes e all'attuale in Salvador, Sánchez Cerén, penso a Daniel Ortega in Nicaragua, a Dilma Rousseff in Brasile. Il periodo della lotta armata è tramontato”. E anche in Colombia ci sono ex guerriglieri che hanno scelto la strada della politica: “Il sindaco di Bogotà è un ex guerrigliero del M19, così come l'ex governatore Antonio Navarro. Si aprono finalmente spazi di azione democratica”.
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