Intervista ad Arno Kompatscher, dall'ottobre scorso alla guida della Provincia autonoma di Bolzano: “Il secondo Statuto di autonomia ha trovato il modo di accontentare tutti. Tanto che ora noi difendiamo insieme l'autonomia a Roma”.
“Con Ugo Rossi i rapporti sono ottimi: abbiamo le stesse idee qui come a Roma e ad Innsbruck”
“Bruno Vespa ci ha reso consapevoli che dobbiamo spiegare al resto d'Italia che il nostro non è un privilegio”
“Ma no, non c'è assolutamente motivo per scusarsi…”. Con affabile cortesia, alla prima intervista ai media diocesani trentini, Arno Kompatscher respinge subito le nostre scuse per il tedesco un po' claudicante. Eppure questo bilinguismo “imperfetto” di tanti trentini – anche qui, in Consiglio regionale – è già un segnale della distanza non solo linguistica, ma anche culturale tra Trento e Bolzano.
Secondo lei, presidente, ci stiamo avvicinando?
Intanto – attacca pacato Kompatscher, nel suo italiano spedito – non dobbiamo mai dimenticare che condividiamo una storia molto lunga, anche sofferta. Dagli anni Cinquanta in poi ci sono stati perfino motivi di separazione – penso al famoso “Los von Trient” che in verità era determinato da ragioni politiche che riguardavano soprattutto la minoranza ladina e tedesca – ma questa conflittualità si è ben risolta nel secondo Statuto di autonomia che ha trovato il modo di accontentare tutti. Tanto che ora noi difendiamo insieme l'autonomia a Roma. E' questo un legame di collaborazione, ma è anche un momento per avvicinarci nel modo di pensare.
Ieri a Innsbruck, Trentino e Alto Adige hanno rilanciato il progetto dell’ Euregio. Lei ci crede?
Per me è una grandissima opportunità, perchè quest'Europa è ad un bivio: o torniamo all'egoismo degli Stati nazionali che per noi sarebbe un grave problema o facciamo un salto di qualità per cui al centralismo di Bruxelles e Strasburgo si aggiunge un nuovo federalismo regionale. Allora noi avremmo un ruolo determinante come avanguardie in Europa, dimostrando una buona gestione dell'autonomia. E poi con Ugo Rossi i rapporti sono ottimi: abbiamo le stesse idee qui come a Roma e ad Innsbruck.
In questo dialogo tra Trento e Bolzano è più avanti la politica, la Chiesa o la società civile?
Forse la politica. E' uno dei pochi settori in cui la politica non è in ritardo. Forse dovrebbe riuscire a coinvolgere di più la gente. Cercheremo di farlo con la Convenzione e la ridiscussione partecipata dello Statuto di autonomia.
E l'ente Regione? Magnago la voleva abolire, Durnwalder ci stava scomodo…
Dovremo dare alla Regione un nuovo ruolo, una nuova funzione.
Quale?
Quella prevista anche nel progetto Euregio. Per avere un ruolo in Europa in tutti quegli ambiti in cui bisogna avere i numeri per fare massa critica, in cui essere un milione pesa molto di più che 500 mila. Per alzare la voce a Bruxelles o Strasburgo, è meglio giocare in squadra anche con Innsbruck.
Ma ne parliamo da troppi anni, il progetto Euregio è sembrato svuotarsi, ridursi a rapporto transfrontaliero.
C'è voluto tempo, perchè abbiamo posto le basi giuridiche. Stiamo riempiendo di contenuti lo strumento tecnico del Gect, proprio ieri a Innsbruck abbiamo varato il fondo sulla ricerca, i rapporti di scambio tra le tre Università…così la gente comincia a capire i vantaggi concreti.
Lei si è presentato come una novità, come Renzi, ma mente il premier ha dato scadenze molto strette, lei chiede tempo e invita a non semplificare. C'è questa differenza?
Io non mi definisco un rottamatore. Tante cose in passato sono state fatte bene, non dobbiamo buttare quello che funziona. Dobbiamo cambiare laddove è cambiata la cornice economica, sociale e culturale. Credo in un momento evolutivo, non rivoluzionario.
La piaga dei vitalizi, arriverà la riforma? a breve?
La legge 2012 ha avuto anche effetti utili, ha portato anche risparmio rispetto a prima. In fase applicativa ci sono state distorsioni che vanno corrette. Lo faremo entro la pausa estiva. Non si tratta di castigare qualcuno, nessuno ha rubato niente. Si tratta di applicare dei fattori nuovi ai calcoli. Ci riusciremo entro l'estate a fare la riforma: promesso.
Il 13 gennaio lei è uscito amareggiato dal collegamento con “Porta a porta”.
La prossima volta andrò in studio per replicare meglio, ma quella trasmissione di Bruno Vespa ci ha reso consapevoli che dobbiamo spiegare al resto d'Italia che il nostro non è un privilegio ma uno status che ci aiuta a gestire meglio le nostre realtà. Anche le altre regioni dovrebbero averlo, soprattutto quelle del Nord che potrebbero così dare di più allo Stato e ai propri territori.
Lei fa spesso presente che all'inizio anche Trentino e Alto Adige erano molto poveri…
Sì, però siamo stati in grado di dare un buon residuo fiscale, cioè di dare di più di quanto riceviamo dallo Stato. Oggi abbiamo i residui fiscali più alti d'Italia, dopo Lombardia ed Emilia. Siamo terzi in graduatoria, assieme al Veneto. E riusciamo a fare questo in virtù della nostra autonomia, che ci dà possibilità di legiferare in modo adeguato. Lo Stato dovrebbe dare questa opportunità a quanti sono in grado di gestirsi così. Le altre regioni vanno invece sorvegliate meglio.
Sul piano ecclesiale, anche le diocesi potrebbero intensificare i loro legami storici?
Non sono un esperto in materia, ma credo che per la Chiesa valgono le stesse ragioni della politica. Abbiamo la stessa cornice, la stessa cultura tirolese che condividiamo: dobbiamo incontrarci di più: dentro l'Euregio vogliamo favorire gli scambi. Sì, forse anche la Chiesa potrebbe fare di più.
Lei ha una famiglia numerosa. Con sei figli s'impara a governare, risparmiare, avere attenzione per tutti. Quanto le è utile questa dimensione familiare…
Ho avuto la fortuna di curare i miei figli in modo continuo. Dei primi due figli me ne occupavo io a lungo. perchè mia moglie lavorava come insegnante; io stavo a casa e studiavo perchè non avevo ancora completato gli studi.
Quest'esperienza mi ha dato una sensibilità maggiore forse verso le esigenze delle famiglie e di chi sta a casa a badare ai figli. Questo mi rimane.
Su Vita Trentina cerchiamo di seguire ogni settimana nella pagina di “Eurebus” quanto collega sul piano culturale, civile ed ecclesiale quanto lega Trento, Bolzano e Innsbruck.
Bene, anche i giornali possono aiutarci a sentirci più vicini.
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