Dire Brasile evoca il Carnevale, la spiagga di Copacabana… e la Coppa del Mondo di calcio. Ma grattando sotto la superficie, fa notare Survival International, si svela il lato oscuro del Paese, lontanissimo dall'immaginario popolare: il trattamento scioccante riservato ai suoi popoli indigeni.
Gli stadi dei Mondiali sono stati costruiti sulle terre indigene e la nuova ricchezza del Brasile deriva dalla spoliazione degli indigeni e dal furto delle loro terre.
Ora il Brasile sta progettando un nuovo assalto ai suoi popoli indigeni: puntando alle terre che essi sono ancora riusciti a conservare.
Gli indios se la bevono?
La Coca-Cola usa l'immagine di un indio sorridente che beve Coca Cola nella sua pubblicità. Ma la multinazionale compra lo zucchero dal gigante dell'industria alimentare Bunge, che acquista la canna da zucchero che cresce nelle terre sottratte agli indios Guaranì, riporta l’agenzia brasiliana Adital.
Gli stadi
Lo stadio più piccolo, l'Arena de Baixada di Curitiba (capacità: 41.456 spettatori), potrebbe contenere la più grande delle tribù amazzoniche (i Tikuna: popolazione: 40.000). Lo stadio più capiente, il Marcanà di Rio (76.804 spettatori) basta a contenere la più grande tribù brasiliana, i Guaranì (popolazione: 51.000).
I costi
Il governo brasiliano sta spendendo almeno 791 milioni di dollari USA per la sicurezza durante la Coppa del Mondo. Una tale somma è almeno tre volte maggiore del bilancio annuale della FUNAI, la Fondazione Nazionale dell’Indio.
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