Tra fine maggio e inizio giugno una delegazione fassana ha fatto visita alla comunità ortodossa della diocesi gemella
Si è rinnovato, tra fine maggio e l'inizio di giugno, l'incontro fraterno in terra russa con la comunità ortodossa della diocesi di Murmansk. Una delegazione delle parrocchie gemellate di Fassa, con il decano don Giuseppe Daprà, il sindaco di Mazzin, suor Livia e Alla, accompagnate dal delegato diocesano per l'ecumenismo don Andrea Decarli, ha fatto visita ancora una volta alla chiesa sorella, rinsaldando quei rapporti di amicizia che da anni ormai si sono stretti attraverso scambi reciproci di visite, condivisione di momenti di preghiera e di festa; partecipazione alle gioie e alle fatiche del cammino di fede nella diversità delle situazioni e delle sfide dei differenti contesti, ma soprattutto attraverso relazioni personali di sincera cordialità.
La lezione di questa lunga esperienza di gemellaggio (iniziata negli anni '90) infatti è proprio il fatto che attraverso la conoscenza reciproca e la costruzione di relazioni di amicizia, si prepara il terreno favorevole al progresso del cammino ecumenico che non può prescindere dal superamento di paure, pregiudizi e sospetti nei confronti dell'altro. Ecco perché anche in questo momento di grande tensione e sofferenza a motivo della questione ucraina, è stato possibile incontrarsi con la cordialità di sempre.
Accolti dalla squisita ospitalità del vescovo Simone, dal parroco della cattedrale padre Ghennady e dagli altri sacerdoti, la delegazione trentina ha vissuto giornate molto intense e ricche di scoperte (compresa l'esperienza della notte bianca polare) alternate a gioiosi banchetti. Ha partecipato alla solenne liturgia domenicale nella cattedrale, gustando, una volta ancora, la bellezza dei canti e l'intensità spirituale della celebrazione.
Non è mancata la visita alle parrocchie di Moncegorsk, Apatite e Kola incontrando i parroci p. Giovanni, p. Vassilly e p. Aleksey che hanno accolto il gruppo trentino con grande simpatia e ospitalità: le loro chiese recentemente restaurate, con le numerose icone e le frequenti liturgie, sono piccoli gioielli di arte e di spiritualità nel contesto di un territorio abbastanza grigio e triste dentro il quale rappresentano realmente il segno della bellezza che salva e che offre alle persone uno spazio di “paradiso” che nutre e rinnova la speranza.
È stata una esperienza molto toccante anche la visita all'orfanotrofio di Apatite, una struttura assai avanzata dal punto di vista delle attrezzature ma anche del personale di supporto educativo, psicologico e medico, che accoglie una cinquantina di bambini molti dei quali segnati dalla malattia fisica o psicologica.
Una sosta al monastero di Kirosk, dove vive madre Achilina, una monaca che gestisce l'ambiente come centro di spiritualità e di accoglienza di pellegrini: un tratto molto importante della spiritualità russa che è appunto il caratteristico ruolo di intercessione e di accompagnamento spirituale svolto dai monaci a cui tante persone si rivolgono per richieste di preghiere e consigli per la vita spirituale.
Altro momento assai significativo è stata la visita a p. Tomas, parroco della chiesa cattolica del luogo dove si raduna una piccola ma vivace comunità. Dal dialogo cordiale e aperto con lui comprendiamo la fatica di vivere come minoranza in un ambiente dove si percepisce ancora una certa estraneità e diffidenza verso i cattolici, ma verifichiamo anche la condivisione e l'apprezzamento per l'impegno a costruire ponti di amicizia che piano piano permettono di superare antiche paure e pregiudizi per riconoscere ciò che già ci unisce nella fraternità in Cristo ed accogliere le legittime diversità come ricchezza.
Il viaggio è stato dunque un ulteriore segno di incoraggiante speranza nel cammino della chiesa diocesana trentina che celebra proprio quest'anno i cinquant'anni del mandato ecumenico ricevuto da Paolo VI.
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