C’era il fattore campo da difendere e così è stato. Due vittorie stupende, arrivate al termine di due gare diversissime fra loro: la prima dominata con il 91-78 finale, la seconda sempre in bilico e risolta solo negli ultimi dieci minuti con l’allungo di Forray e compagni che sono riusciti ad avere la meglio su un Orlandina orfana di Basile ma con un Mays in serata di grazia. 74-69 il risultato al suono della sirena.
Due a zero, punto e … a Capo. Nel vero senso della parola, perché ora la serie si sposta in Sicilia, al PalaFantozzi di Capo d’Orlando. Venerdì la prima gara, domenica eventuale quarto match. E, nella peggiore delle ipotesi, con Orlandina capace cioè di impattare la serie sul due a due, spettacolare “B-Day” dell’Adecco Gold, mercoledì al PalaTrento.
In casa, sospinti da un tifo che già si annuncia rovente, i ragazzi di Pozzecco faranno di tutto per restare aggrappati alla serie. La discesa agli inferi, insomma, è appena cominciata, ma possono mancare appena quaranta minuti per “uscire a riveder le stelle”. Tradotto nel linguaggio del campo, ancora una vittoria. Servirà una nuova impresa. Lo sa bene coach Buscaglia, il condottiero che ha guidato i suoi uomini nelle 42 battaglie che hanno spinto l’Aquila a un soffio dal trionfo. Lo sanno bene i giocatori a cui viene chiesto ancora una volta di giocare un basket di alto livello, di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di difendere con i denti il risultato come accaduto negli ultimi minuti della seconda gara contro Orlandina e dell’ultima contro Torino.
La tensione è massima e in settimana, capitan Forray è tornato a suonare la carica: “Abbiamo ottenuto due vittorie importanti in casa, ma ora ci manca l’ultimo tassello”, ha detto il play argentino. “Dobbiamo fare una grande partita perché sappiamo che la serie non è finita. Fino a quando non avremo fatto quello, non avremo fatto nulla”. Parole sante, perché nei playoff ogni gara ha la sua storia e ogni minimo dettaglio può fare la differenza. Figuriamoci in finale.
A Capo d’Orlando, ovviamente, mancheranno i quattro mila del PalaTrento, quel “sesto uomo” che, parole di coach Buscaglia, in questo playoff sta creando la propria storia. Non potranno mancare, invece, le giocate di Pascolo e Triche, la fisicità di Baldi Rossi e la classe di Spanghero, l’esperienza di BJ Elder che ancora una volta stringerà i denti. E naturalmente il contributo fondamentale che tutta la panchina ha dato fino a qua. Tutti uniti, a un passo dalla storia. Per continuare a volare.
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