Aspettava da almeno novant'anni un mano restauratrice l'organo di San Francesco Saverio, nel cuore del capoluogo. «Lassù, nella cantoria della chiesa madre dei gesuiti trentini lo posero nel 1888 i fratelli Mayer di Feldkirch. Prendeva il posto dello strumento secolare, collocato a inizio '700 nella nuova chiesa di San Francesco Saverio per opera di Domino Josepho Bonatti, per la cospicua somma di 1800 fiorini», ricostruisce il musicologo Antonio Carlini. Che aggiunge: «Nel 1924 i fratelli Mascioni provvidero a una re-intonazione generale, ma da allora nessun particolare intervento di restauro». Che la storia lo imponesse, dunque, pare evidente. «Ma il restauro dell’organo Meyer – argomenta il responsabile diocesano della musica sacra Paolo Delama – salda un debito artistico e culturale, oltreché specificamente musicale, che era nell’aria da tanto tempo. È un altro tassello che viene a comporre il meraviglioso quadro di arte organaria del capoluogo trentino». Il quadro parla da sé e descrive un'escalation di interesse crescente culminata ad esempio nei nuovi preziosi organi della Badia di S. Lorenzo o quello della chiesa del Suffragio, per citare solo gli ultimi in ordine cronologico. «Ma non va dimenticata – incalza Delama – anche la cura per la manutenzione di quelli già esistenti. Pensiamo a quello della Basilica di S. Maria Maggiore, ma anche della chiesa del Santissimo o del Seminario Diocesano, senza contare i casi del circondario che gravitano comunque sul Comune di Trento: Martignano costruito ex novo, Sopramonte e Povo in manutenzione».
Il restauro dell'organo di San Francesco Saverio (costato circa 130 mila euro, coperti anche con contribuito provinciale e Fondo Cei per gli organi) è stato curato dalla ditta Carli. Giorgio, il titolare, descrive il chirurgico intervento sullo strumento a trasmissione meccanica: «Abbiamo mirato a ripristinare la situazione dell'organo di qualche anno successiva alla sua inaugurazione avvenuta nel 1888». Carli ci conduce dentro lo strumento e ne osserva entusiasta le canne: «Davvero belle, sia di metallo che di legno: le prime sono tutte in stagno, ad eccezione di quelle di facciata che sono in zinco in quanto non originali, le seconde in abete con particolari in pero e rovere. Anche queste ultime hanno tuttavia sofferto parecchio a causa del riscaldamento, impegnandoci quindi non poco nel loro recupero. La voce dello strumento – conclude con orgoglio – è verosimilmente quella di fine '800, avendo rinvenuta un'intonazione vicina a quella d'origine, fatte poche eccezioni».
Intonazione decisamente apprezzata dall'organista Jürgen Essel, alla tastiera del “Meyer” nel concerto inaugurale, giovedì 29 maggio, dedicato fra l'altro all'arcivescovo Bressan per i suoi giubilei ricorrenti in questo 2014.
«Con il Meyer in S. Francesco Saverio – garantisce ancora Delama – anche quella letteratura organistica particolare che parte dal Romanticismo tedesco fino al periodo ceciliano e oltre troverà qui una culla elettiva per un’esecuzione davvero appropriata». La prova già nel concerto del taglio del nastro, come conferma l'organista titolare della cattedrale Stefano Rattini: «Ciò che è in grado di valorizzare al meglio la tavolozza timbrica di un organo è l'arte dell'improvvisazione, che sotto mani esperte crea, suggerita nota dopo nota dallo stesso strumento su cui nasce, la musica più adatta per quel preciso istante. Essl si è rivelato un'autorità mondiale in materia».
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