“Un ambiente pastoralmente interessante”

Facebook è dentro un trend culturale che fa parte del nostro tempo. Ma può essere utilizzato meglio

Con il prof. Andrea Tomasi dell'Università di Pisa, chiamato a moderare la seconda parte del convegno “Churchbook. Tra Social Network e pastorale”, approfondiamo metodi e risultati della ricerca.

In Italia operano attivamente circa 15.000 siti web cattolici e si tratta, secondo Weca, l’associazione dei webmaster cattolici, di una presenza all’avanguardia. Che cosa ha spinto a indagare in particolare la presenza di sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi su Facebook?

“La constatazione che da qualche anno Facebook è diventato lo strumento privilegiato per la comunicazione sulla rete. Ci incuriosiva l’idea di verificare in che modo sacerdoti, seminaristi, religiosi, religiose trasferivano il messaggio religioso su questo strumento. E poi volevamo vedere che tipo di comunità si stabilivano attraverso Facebook”.

Che popolazione rappresenta il campione utilizzato per la ricerca?

“Non esiste un elenco di tutti i sacerdoti, religiosi o seminaristi che in Italia hanno un profilo su Facebook. Abbiamo perciò costruito il nostro campione facendo riferimento ad alcune realtà conosciute. Sono stati individuati 108 profili Facebook rappresentativi per fasce di età, appartenenza a diocesi grandi e piccole, ministero svolto. E su questi sono state svolte, con il consenso degli interessati e attraverso strumenti concordati con Facebook, analisi sia quantitative sia qualitative”.

La presenza di sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi è numericamente significativa?

“Sì, l'analisi quantitativa svolta a Perugia dice che le percentuali di presenza sono molto alte per i seminaristi e abbastanza alte anche per sacerdoti e religiosi”.

E dal punto di vista della “qualità” della comunicazione?

“Emergono alcune tipologie di comunicazione abbastanza rappresentative. Si va da una comunicazione più tradizionale, che ricalca gli schemi della pastorale tradizionale, a una comunicazione più innovativa, che sfrutta appieno le caratteristiche di Facebook. Abbiamo rilevato poi una modalità di comunicazione del messaggio più assertiva o predicativa e una modalità più di accompagnamento spirituale”.

Chi è più incline all’accompagnamento spirituale?

“Senz’altro le religiose, che mostrano un’apertura anche indiscriminata alle amicizie su Fb e una comunicazione materno-affettiva”.

Chi ha un approccio innovativo su quali temi insiste?

“C’è una divaricazione tra chi si propone con enfasi apologetica e chi invece dà una forte sottolineatura agli aspetti emergenti del mondo della rete, come l'attenzione ecologica o la pace, in questo distaccandosi anche dal messaggio strettamente evangelico. Qualcuno accentua una comunicazione ‘broadcast’, cioè da un punto verso tutti, usando quindi Fb come un nuovo modo di predicare sui tetti, altri sfruttano l'orizzontalità della rete”.

Vi è quindi una sorta di polarizzazione?

“Vi sono alcune domande ancora aperte: è possibile un’innovazione che non sia polarizzata sugli argomenti, che faccia trasferire l’interezza del messaggio cristiano? È possibile un utilizzo di Fb in cui la presenza non sia solo di alcuni fortemente innovatori, ma dia significato anche alle modalità tradizionali?”.

Cosa emerge circa la relazione esistente tra numero di amici e qualità della comunicazione?

“Non c'è una relazione tra numero degli amici e intensità della relazione. Non è che più aumentano gli amici più persone raggiungi. Tranne le religiose, che come detto accolgono amici in modo molto aperto, per i seminaristi gli amici sono il gruppo di origine, coetanei, amici della parrocchia… Per religiosi e sacerdoti gli amici sono prevalentemente legati al loro servizio pastorale: per il parroco chi gravita intorno alla parrocchia, per il religioso che insegna gli alunni o gli ex alunni. Vi sono poi aree di sovrapposizione e di contorno, con tipologie di amici diverse”.

Che utilizzo prevale del social network? E' più strumentale oppure ci si presenta e ci si muove come all'interno di un ambiente reale?

“Direi la seconda, soprattutto per il fatto che si interagisce con persone conosciute. Nelle categorie che abbiamo considerato è raro il ventaglio di accoglienza verso persone sconosciute, tranne appunto che nell'area dell'accompagnamento spirituale che è coperta prevalentemente da religiose”.

Facebook è un ambiente pastoralmente interessante?

“Sì, è uno spicchio di realtà pastoralmente interessante, anche perché è dentro un trend culturale che fa parte del nostro tempo. Ma ritengo che possa essere utilizzato meglio di come viene usato e che occorra studiarlo anche per capire dove va”.

E' già possibile trarre delle indicazioni di carattere pastorale dagli esiti di questa ricerca?

“Le indicazioni stanno ai rettori dei seminari e agli incaricati pastorali, in primo luogo i vescovi. Noi diamo del materiale di riflessione. La pista ulteriore è come usare al meglio questi strumenti e, non secondario, come questi strumenti influenzano – e viceversa sono il prodotto – della cultura tecnologica contemporanea, che pone delle serie riflessioni sulla dimensione umanistica, che è a tema nel convegno ecclesiale di Firenze del 2015. Parlare di umanesimo cristiano oggi non è un tema solo filosofico-teologico, ma è un tema che deve confrontarsi con la cultura della tecnologia. Mi pare che sul tema della dimensione tecnologica dell’umanesimo contemporaneo ci sia poca sensibilità pastorale. Eppure è un problema educativo grossissimo”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina