Trionfano Renzi e il Pd in Italia, Popolari primi in Europa

Nessuno dei dieci candidati trentini ce l’ha fatta. Pd primo anche in Trentino, M5S seconda forza politica provinciale, flop delle forze territoriali Patt e UpT

Il trionfo di Matteo Renzi e del Pd in Italia, il successo, di misura, dei Popolari in Europa, l'avanzata di euroscettici ed eurocritici: è il risultato del voto del 22-25 maggio, che vede prevalere nel nuovo Parlamento europeo le forze pro Europa. Insieme, Popolari, Socialisti e democratici, Liberaldemocratici e Verdi potranno contare nella legislatura 2009-2014 su 520 eurodeputati (su 751). La maggioranza trasversale, talvolta male assortita che in questi ultimi 5 anni ha dato il suo sostegno alla Commissione europea e ai suoi tentativi di rispondere alla crisi economica ha ottenuto poco meno del 70% dei suffragi.

La pattuglia delle forze critiche a questo modello di Europa comprende un ventaglio di partiti con venature nazionaliste, antieuropee, populiste e potrà contare su almeno 150 rappresentanti, peraltro fra loro divisi: i deputati del Fronte nazionale francese, gli indipendentisti britannici dell’Ukip, gli esponenti italiani del Movimento 5 Stelle e quelli della Lega nord, i greci di Tsipras (sinistra) e di Alba Dorata (destra), i neofascisti ungheresi di Jobbik, gli “indignados” spagnoli, i nazionalisti di varie sigle eletti in Austria, Finlandia, Svezia, Polonia, Bulgaria…

Euroscettici ed eurocritici. “Sono forze antisistema che minano le basi della grande costruzione dell’Unione Europea che abbiamo portato avanti fino ad oggi”, commenta ai microfoni della radio diocesana Trentino inBlu Gianni Bonvicini, studioso di questioni europee e di politica estera, Vicepresidente Vicario dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) di Roma. “E’ cambiato radicalmente lo scenario. Nel Parlamento europeo avremo una rappresentanza mista di nazionalisti e di euroscettici: un blocco che di fatto è tre volte superiore rispetto a quello che avevamo nel Parlamento europeo uscente. Si prospetta una polarizzazione tra le forze partitiche tradizionali – popolari europei, socialisti, liberali, verdi… – contro un blocco che di partiti e partitini anti sistema”. Di fronte a questa ondata nazionalista, Bonvicini vede due scenari possibili: “Se le forze tradizionali rimangono ferme, questo significa una retrocessione del processo di integrazione europea. Se invece colgono questo sintomo di grave crisi dell’Unione europea per rilanciare in modo diverso il processo di integrazione, correggendo le storture di un processo di integrazione che ha delle basi forti, ma che deve ancora perfezionare sia gli strumenti sia le politiche nei confronti dei cittadini. Spero che sia questo secondo scenario ad affermarsi”.

Renzi, il “matador”. La novità di questa consultazione era l'elezione diretta da parte dell'Europarlamento del futuro presidente della Commissione europea. Dei cinque candidati, parte in vantaggio Jean-Claude Juncker, indicato dai Popolari. Ma la prima riunione informale dei Capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi dell'Unione, martedì 27 maggio a Bruxelles, ha fatto capire che i giochi non sono ancora fatti.

A Bruxelles Renzi – accolto, stando alle agenzie di stampa, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel con un “Ecco il matador” – si è presentato forte dei 31 seggi (sui 73 assegnati all'Italia) che porta in dote al gruppo S&D (l'Spd in Germania ne ha conquistati 27). Un buon viatico per chi si prepara alla guida del secondo semestre del Consiglio europeo con la priorità di rispondere alla richiesta di cambiamento arrivata dalle urne.

Con il 40,83% dei voti il Pd ha stravinto le elezioni europee in Italia, doppiando quasi il Movimento 5 Stelle, seconda forza politica con il 21,15% dei consensi che valgono 17 seggi; Forza Italia si è fermata al 16,8% (13 seggi). Staccati tutti gli altri: Lega Nord-Die Freiheitlichen-Basta €uro (6,17%, 5 seggi), Nuovo Centro Destra – Udc (4,38%, 3 seggi), L’altra Europa con Tsipras (4,03%, 3 seggi). Non hanno superato la soglia di sbarramento del 4% Fratelli D’italia – Alleanza Nazionale, Verdi Europei-Green Italia, Scelta Europea, Italia dei Valori, Io Cambio – Maie. La Svp ha raccolto lo 0,50%, ma le 138 mila preferenze raccolte bastano per mandare l’europarlamentare uscente Herbet Dorfmann.

"È un grande segnale di discontinuità rispetto al recente passato”, ha commentato il sociologo Franco Garelli all'agenzia dei vescovi italiani Sir: “Finalmente non vince la rivendicazione, la protesta, il mandiamoli tutti a casa, la tabula rasa, ma vince chi in qualche modo offre una speranza ragionata". Quella di Renzi, concludeva, “è una sinistra libera dalle categorie del passato e che aggredisce il presente".

In voto in Trentino Alto Adige. Il Pd, che nella circoscrizione II Italia Nord Orientale ha ottenuto il 43,53% dei consensi, risulta il primo partito anche della provincia di Trento, con il 42,35% dei voti. In provincia di Bolzano la SVP sfiora il 50% dei consensi, il Pd è il secondo partito.

Si è fermato al 15,4% il Movimento 5 Stelle, la SVP (grazie all’accordo pre-elettorale con Patt, Pd e Slovenska Skupnost) è al terzo posto con il 12,02%, Forza Italia è al 10,14%, la Lega Nord all’8,98%. Non superano la soglia di sbarramento del 4% le liste L’altra Europa con Tsipras, il Nuovo Centro Destra-Udc, Fratelli d’Italia, Verdi Europei-Green Italia, Scelta Europea, Italia dei Valori, Io cambio-Maie. (Per i risultati in provincia di Bolzano si veda a pagina 24).

Nessun Trentino nell’Europarlamento. Nessuno dei dieci candidati trentini ce l’ha fatta ad assicurarsi uno scranno a Bruxelles. Entrerà invece in Parlamento, come visto, il candidato altoatesino della Svp Herbert Dorfmann, che in Trentino ha ottenuto 16.600 preferenze battendo di poco il trentino Andrea Pradi del Pd fermo a quota 14.045. Gli altri risultati dei voti di preferenza: Cristiano Zanella (M5s) 6.213, Walter Ferrazza (Fi) 3.718, Erminio Enzo Boso (Ln-Freiheitlichen) 1.882, Nicola Giuliano (Ncd) 897, Manfred de Eccher (Fdi-An) 1.186, Lorena Torresani (Svp) 1.294, Marco Boato (Verdi-Green) 660, Alessandra Betta (Idv) 137.

Rispetto alle elezioni provinciali del 27 ottobre 2013, il Pd raddoppia i consensi passando del 22 al 42,35%. Il Movimento 5 Stelle che a ottobre ot Il voto in Trentino tenne il 5,85% dei consensi ora diventa sono la seconda forza politica della provincia, con il 15,45%. Il fronte territoriale di Patt e UpT alle provinciali ottenne complessivamente il 30%: sotto la Stella alpina della SVP resta al palo con il 12%. Forza Italia riscatta il flop alle provinciali di Forza Trentino, drenando forse parte degli elettori di Progetto Trentino. E rialza la testa la Lega, che ottiene il 9%.

Commentando il “raffreddamento grillino” e il flop delle forze territoriali Patt e UpT, il politologo Paolo Pombeni ai microfoni di Trentino inBlu osserva che per il Movimento 5 Stelle questa “può essere un’occasione per ripensare una serie di errori politici a mio avviso piuttosto pesanti che ha commesso”. Mentre “il limite delle forze cosiddette localistiche è che quando poi si tratta di guardare a orizzonti più ampi la loro proposta politica non attira. E’ una riflessione che dovrebbero fare sia il Patt sia l’Upt, se aspirano ad essere partiti di governo”. Quanto al successo del Pd, per Pombeni è il successo personale di Matteo Renzi: “E’ Renzi che ha imposto l’idea del Pd come un partito di governo, che guarda al di là degli steccati tradizionali della vecchia sinistra”.

(hanno collaborato Piergiorgio Franceschini e Antonella Carlin)

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina